1 Dicembre 2018

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L’importanza del COACH nel Kiteboarding

di: Antonio Gaudini

IL COACH NEL KITEBOARDING 

Durante il mondiale in Brasile dello scorso novembre, ho vissuto sulla mia pelle, lo svolgimento  delle Hit dei due partacolori italiani Gianmaria Coccoluto e Francesca Bagnoli ecco che abbiamo pensato di scrivere un articolo sull’importanza di un COACH durante le competizioni inerenti il Kiteboarding.

Infatti adesso oltre l’abilità dell’atleta ci sono altre componenti fondamentali, come la strategia, la scelta delle attrezzature, come anche il supporto psicologico, nonchè scrutare il gioco dell’avversario.

 Il coach è un professionista che ti accompagna in un percorso di allenamento.

Il suo obiettivo è quello di raggiungere una situazione desiderata partendo da quella attuale.

Il mezzo a sua disposizione sono le sue competenze nel sfruttare al meglio le tue potenzialità.


Un coach deve dunque tradurre un desiderio in un obiettivo, rendere le potenzialità delle risorse disponibili, trasformare ostacoli in opportunità, convertire i pensieri in azioni, e condurre un progetto alla sua realizzazione.


Anche se questo lavoro può essere svolto con più persone contemporaneamente, il ruolo dell’allenatore è quello di rendere ogni istruzione specifica e personale per ogni atleta in base alle differenti esigenze.

L’evoluzione delle discipline e dei formati di competizione rende questa figura sempre più indispensabile nel kitesurf.

Non è un caso se la campionessa italiana Sofia Tomasoni, fresca vincitrice dell’oro olimpico nel TT racing, ha sottolineato varie volte l’importanza rivestita dal suo coach nel suo successo, definendo questa vittoria come “una loro vittoria”.


Prendendo spunto da questa affermazione ho deciso di approfondire maggiormente l’importanza di questa figura avvalendomi della testimonianza di due grandi coach del kitesurf moderno, ognuno specializzato in una determinata disciplina:


– Fabio Ingrosso, pluricampione mondiale in snowkite e coach dei due giovani più promettenti nel kitesurf freestyle, Mikaili Sol e Maxime Chabloz.

– Anotoine Weiss allenatore della squadra francese di foil e TT racing, coach di Poema Newland durante gli scorsi Giochi Olimpici Giovanili dove hanno conquistato la medaglia d’argento.

Di seguito una lista di questioni che rivela il loro punta di vista sulla questione:


Che cosa rappresenta il coaching?


“Aiutare la gente a raggiungere il loro “goal”, afferma Fabio Ingrosso. “Ogni persona che viene da me cerca sempra qualcosa di specifico, in base al suo livello. Ognuno ha un sogno, un obiettivo. Per Maxime o Mikaili è quello di diventare campione del mondo, ma per altri atleti l’obiettivo puà essere realizzare una semplice manovra come il backloop. Per me il coaching consiste nell’aiutarli a realizzare ad esaudire il loro desiderio”, continua Fabio.

L’importanza del coach


“Innanzitutto è bene distinguere due figure: l’allenatore, che si occupa di far evolvere l’atleta da un punto di vista tecnico, tattico e fisico, ed il coach, che accompagna l’atleta alle competizioni. Quest’ultimo sicuramente aiuta a porre rimedi agli aspetti sopra citati ma il suo vero ruolo è quello di sostenere mentalmente l’atleta e fargli assimilare e relativizzare i fallimenti per trasformarli in punti di forza”, asserisce Antoine Weiss.


“Il ruolo del coach è altresì quello di capire le necessità dell’allievo e farlo arrivare più velocemente al traguardo stabilito. Io come coach devo visualizzare gli obiettivi dei miei atleti e trovare le chiavi giuste per aprire le porte per il successo”, aggiunge Fabio.

Gli atleti possono eccellere anche senza coach?
I due allenatori concordano con l’importanza del coach, anche se Fabio ha una visione un po’ meno radicale di Antoine.

“Io so cosa vuol dire allenarsi senza coach, perché mi sono spesso allenato da solo. Prima la maggior parte delle persone lo facevano. Ma ora il livello è aumentato e per arrivare ad un risultato più veloce è importante avere un coach. Sono sicuro che se ne avessi avuto uno avrei potuto fare ancora meglio nella mia carriera d’atleta”, mi conferma Fabio.


Secondo Antoine il coach è indispensabile: “Io non conosco atleti che si presentano alle competizioni senza alcun sostegno. Ognuno ha un consigliere che è là per aiutare l’atleta anche se non ha il titolo di coach. Se un atleta riesce in una disciplina da solo vuol dire che c’è poca concorrenza. Sulle discipline di alto livello (50 nazioni e più di 300 atleti) non penso che qualcuno possa riuscire a vincere da solo. Le sfaccettature della performance sono talmente numerose che solamente un coach aiutato da specialisti del settore può impostare una preparazione di alto livello. Al momento il kitesurf è ancora lontano dall’essere uno sport di alto livello, qualunque sia la disciplina. Si cominciano a vedere degli atleti, soprattutto nel freestyle, ma se paragonati ad altri sport come l’atletica o il calcio, ci rendiamo conto che il cammino da percorrere è ancora lungo e la mentalità deve evolversi. Non voglio assolutamente criticare gli atleti del kiteboarding, ma i mezzi a loro disposizione, così come il tempo per allenarsi, non può essere paragonato ad altre discipline sportive. Sono spesso su doppi impegni (lavoro/allenamento) perché solo pochi tra di loro possono vivere della loro passione”, conclude Antoine.

 Gli aspetti più importanti sui quali far lavorare gli atleti


Ogni disciplina è diversa, ed infatti gli approcci dei due allenatori sono in parte differenti. Nel freestyle Fabio ci ha rivelato che “gran parte del lavoro è in acqua per perfezionare il trick e la tecnica. L’importante è sapere il tipo di competizione ed il livello per poter perfezionare le manovre in base all’obiettivo. Quando alleno Mikaili e Maxime per il WKC, ad esempio, mi concentro soprattutto sulla tecnica e la potenza in acqua, due fattori determinanti per poter eccellere. Inoltre non dimentico l’importanza dell’attitudine dell’atleta nella sua vita quotidiana, curando la sua immagine attraverso i social network, e la preparazione fisica come complemento delle sessioni in acqua”.


Parlando con Antoine è invece venuto fuori un aspetto molto interessante, quello mentale. “Nella disciplina del TT racing si ha una notevole presa di rischio che possiamo paragonare allo SkierX, dove gli atleti si sfidano su un percorso che prevede la possibilità di contatto e di cadute violente. Lavorare sulla tecnica è dunque solo la base per aumentare la loro predisposizione ad assumere determinati rischi. Diventa quindi importante il lavoro in simultanea con un preparatore mentale”.

Esistono delle tecniche specifiche da poter utilizzare?
In questo caso abbiamo due posizioni differenti.


Nel Freestyle Fabio utilizza delle competenze acquisite in anni di esperienza: “Non ho delle tecniche specifiche, svolgo un lavoro globale. La cosa più importante lavorare con il cuore e con la passione. Essendo un ex atleta ho l’occhio per capire i giusti movimenti, quindi utilizzo queste mie capacità per poter identificare gli errori, e spingere i miei atleti a migliorarsi. La cosa più importante è che i miei allievi diano il massimo, questo è il primo passo per raggiungere l’obiettivo finale”, conclude Fabio.


Antoine invece ci ha svelato delle tecniche specifiche sulle quali ha lavorato per preparare, ad esempio, i Giochi Olimpici Giovanili: “Abbiamo lavorato molto sull’immaginazione mentale e la creazione di possibili scenari che si sarebbero potuti creare durante la corsa. Bisogna prendere atto che, a differenza di altre competizioni come il freestyle, ai Giochi Olimpici Giovani a Buenos Aires gli atleti navigavano lontani dalla spiaggia per vento off-shore, quindi non potevano ritornare sulla riva né per riposarsi, né per mangiare, né per cambiare taglia d’ala. Essere capaci di navigare sovra/sottoinvelati è stata una grande sfida alla quale abbiamo dovuto lavorare”.

Cosa ne pensano gli atleti?

Ma se questo è l’avviso dei coach, non molto differente è il pensiero degli atleti. Sono riuscito a contattare una delle nuove stelle emergenti del kitesurf freestyle internazionale, Maxime Chabloz, che mi ha confidato come per lui “il coach sia obbligatorio in qualunque sport, perché è l’unica persona che prende sul serio te ed il tuo allenamento e che lavora duramente per poterti far migliorare. 
Sin da quando ho cominciato le competizioni nello sci alpino mi sono reso conto come sia complicato o quasi impossibile arrivare ad essere il migliore senza un coach.
Ad esempio durante le competizioni spesso mi accade di bloccarmi o di pensare di non essere in grado di poter fare una determinata manovra, ed è in questi casi che l’aiuto di Fabio è determinante”, conclude Maxime.

Il kitesurf sta evoluendo e la presa di rischio per poter migliorarsi o per poter partecipare a delle competizioni di alto livello richiede sempre di più la figura di un professionista, in grado di capire le esigenze dell’atleta e seguirlo nella sua evoluzione.

Il coach non sarà li solo per aiutarlo tecnicamente, ma bensì per accompagnarlo in un percorso durante il quale non devono essere trascurati gli allenamenti fisici e una buona preparazione mentale.

Nonostante tutti i nostri portacolori portano a casa un risultato a dir poco pazzesco, Gianmaria Coccoluto si piazza 6 alla Overal Mondiale e Francesca Bagnoli si piazza al secondo posto conquistando il titolo di Vice Campionessa del Mondo Freestyle. Presto on line l’intervista a caldo dei nostri portacolori. 


Voi che ne pensate?


Un ringraziamento particolare a Fabio Ingrosso, Antoine Weiss e Maxime Chabloz per la loro disponibilità e per aver condiviso con noi la loro esperienza.

Testo redatto da Antonio Gaudini e Simone Timpano

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L’importanza del COACH nel Kiteboarding

di: Antonio Gaudini

IL COACH NEL KITEBOARDING 

Durante il mondiale in Brasile dello scorso novembre, ho vissuto sulla mia pelle, lo svolgimento  delle Hit dei due partacolori italiani Gianmaria Coccoluto e Francesca Bagnoli ecco che abbiamo pensato di scrivere un articolo sull’importanza di un COACH durante le competizioni inerenti il Kiteboarding.

Infatti adesso oltre l’abilità dell’atleta ci sono altre componenti fondamentali, come la strategia, la scelta delle attrezzature, come anche il supporto psicologico, nonchè scrutare il gioco dell’avversario.

 Il coach è un professionista che ti accompagna in un percorso di allenamento.

Il suo obiettivo è quello di raggiungere una situazione desiderata partendo da quella attuale.

Il mezzo a sua disposizione sono le sue competenze nel sfruttare al meglio le tue potenzialità.


Un coach deve dunque tradurre un desiderio in un obiettivo, rendere le potenzialità delle risorse disponibili, trasformare ostacoli in opportunità, convertire i pensieri in azioni, e condurre un progetto alla sua realizzazione.


Anche se questo lavoro può essere svolto con più persone contemporaneamente, il ruolo dell’allenatore è quello di rendere ogni istruzione specifica e personale per ogni atleta in base alle differenti esigenze.

L’evoluzione delle discipline e dei formati di competizione rende questa figura sempre più indispensabile nel kitesurf.

Non è un caso se la campionessa italiana Sofia Tomasoni, fresca vincitrice dell’oro olimpico nel TT racing, ha sottolineato varie volte l’importanza rivestita dal suo coach nel suo successo, definendo questa vittoria come “una loro vittoria”.


Prendendo spunto da questa affermazione ho deciso di approfondire maggiormente l’importanza di questa figura avvalendomi della testimonianza di due grandi coach del kitesurf moderno, ognuno specializzato in una determinata disciplina:


– Fabio Ingrosso, pluricampione mondiale in snowkite e coach dei due giovani più promettenti nel kitesurf freestyle, Mikaili Sol e Maxime Chabloz.

– Anotoine Weiss allenatore della squadra francese di foil e TT racing, coach di Poema Newland durante gli scorsi Giochi Olimpici Giovanili dove hanno conquistato la medaglia d’argento.

Di seguito una lista di questioni che rivela il loro punta di vista sulla questione:


Che cosa rappresenta il coaching?


“Aiutare la gente a raggiungere il loro “goal”, afferma Fabio Ingrosso. “Ogni persona che viene da me cerca sempra qualcosa di specifico, in base al suo livello. Ognuno ha un sogno, un obiettivo. Per Maxime o Mikaili è quello di diventare campione del mondo, ma per altri atleti l’obiettivo puà essere realizzare una semplice manovra come il backloop. Per me il coaching consiste nell’aiutarli a realizzare ad esaudire il loro desiderio”, continua Fabio.

L’importanza del coach


“Innanzitutto è bene distinguere due figure: l’allenatore, che si occupa di far evolvere l’atleta da un punto di vista tecnico, tattico e fisico, ed il coach, che accompagna l’atleta alle competizioni. Quest’ultimo sicuramente aiuta a porre rimedi agli aspetti sopra citati ma il suo vero ruolo è quello di sostenere mentalmente l’atleta e fargli assimilare e relativizzare i fallimenti per trasformarli in punti di forza”, asserisce Antoine Weiss.


“Il ruolo del coach è altresì quello di capire le necessità dell’allievo e farlo arrivare più velocemente al traguardo stabilito. Io come coach devo visualizzare gli obiettivi dei miei atleti e trovare le chiavi giuste per aprire le porte per il successo”, aggiunge Fabio.

Gli atleti possono eccellere anche senza coach?
I due allenatori concordano con l’importanza del coach, anche se Fabio ha una visione un po’ meno radicale di Antoine.

“Io so cosa vuol dire allenarsi senza coach, perché mi sono spesso allenato da solo. Prima la maggior parte delle persone lo facevano. Ma ora il livello è aumentato e per arrivare ad un risultato più veloce è importante avere un coach. Sono sicuro che se ne avessi avuto uno avrei potuto fare ancora meglio nella mia carriera d’atleta”, mi conferma Fabio.


Secondo Antoine il coach è indispensabile: “Io non conosco atleti che si presentano alle competizioni senza alcun sostegno. Ognuno ha un consigliere che è là per aiutare l’atleta anche se non ha il titolo di coach. Se un atleta riesce in una disciplina da solo vuol dire che c’è poca concorrenza. Sulle discipline di alto livello (50 nazioni e più di 300 atleti) non penso che qualcuno possa riuscire a vincere da solo. Le sfaccettature della performance sono talmente numerose che solamente un coach aiutato da specialisti del settore può impostare una preparazione di alto livello. Al momento il kitesurf è ancora lontano dall’essere uno sport di alto livello, qualunque sia la disciplina. Si cominciano a vedere degli atleti, soprattutto nel freestyle, ma se paragonati ad altri sport come l’atletica o il calcio, ci rendiamo conto che il cammino da percorrere è ancora lungo e la mentalità deve evolversi. Non voglio assolutamente criticare gli atleti del kiteboarding, ma i mezzi a loro disposizione, così come il tempo per allenarsi, non può essere paragonato ad altre discipline sportive. Sono spesso su doppi impegni (lavoro/allenamento) perché solo pochi tra di loro possono vivere della loro passione”, conclude Antoine.

 Gli aspetti più importanti sui quali far lavorare gli atleti


Ogni disciplina è diversa, ed infatti gli approcci dei due allenatori sono in parte differenti. Nel freestyle Fabio ci ha rivelato che “gran parte del lavoro è in acqua per perfezionare il trick e la tecnica. L’importante è sapere il tipo di competizione ed il livello per poter perfezionare le manovre in base all’obiettivo. Quando alleno Mikaili e Maxime per il WKC, ad esempio, mi concentro soprattutto sulla tecnica e la potenza in acqua, due fattori determinanti per poter eccellere. Inoltre non dimentico l’importanza dell’attitudine dell’atleta nella sua vita quotidiana, curando la sua immagine attraverso i social network, e la preparazione fisica come complemento delle sessioni in acqua”.


Parlando con Antoine è invece venuto fuori un aspetto molto interessante, quello mentale. “Nella disciplina del TT racing si ha una notevole presa di rischio che possiamo paragonare allo SkierX, dove gli atleti si sfidano su un percorso che prevede la possibilità di contatto e di cadute violente. Lavorare sulla tecnica è dunque solo la base per aumentare la loro predisposizione ad assumere determinati rischi. Diventa quindi importante il lavoro in simultanea con un preparatore mentale”.

Esistono delle tecniche specifiche da poter utilizzare?
In questo caso abbiamo due posizioni differenti.


Nel Freestyle Fabio utilizza delle competenze acquisite in anni di esperienza: “Non ho delle tecniche specifiche, svolgo un lavoro globale. La cosa più importante lavorare con il cuore e con la passione. Essendo un ex atleta ho l’occhio per capire i giusti movimenti, quindi utilizzo queste mie capacità per poter identificare gli errori, e spingere i miei atleti a migliorarsi. La cosa più importante è che i miei allievi diano il massimo, questo è il primo passo per raggiungere l’obiettivo finale”, conclude Fabio.


Antoine invece ci ha svelato delle tecniche specifiche sulle quali ha lavorato per preparare, ad esempio, i Giochi Olimpici Giovanili: “Abbiamo lavorato molto sull’immaginazione mentale e la creazione di possibili scenari che si sarebbero potuti creare durante la corsa. Bisogna prendere atto che, a differenza di altre competizioni come il freestyle, ai Giochi Olimpici Giovani a Buenos Aires gli atleti navigavano lontani dalla spiaggia per vento off-shore, quindi non potevano ritornare sulla riva né per riposarsi, né per mangiare, né per cambiare taglia d’ala. Essere capaci di navigare sovra/sottoinvelati è stata una grande sfida alla quale abbiamo dovuto lavorare”.

Cosa ne pensano gli atleti?

Ma se questo è l’avviso dei coach, non molto differente è il pensiero degli atleti. Sono riuscito a contattare una delle nuove stelle emergenti del kitesurf freestyle internazionale, Maxime Chabloz, che mi ha confidato come per lui “il coach sia obbligatorio in qualunque sport, perché è l’unica persona che prende sul serio te ed il tuo allenamento e che lavora duramente per poterti far migliorare. 
Sin da quando ho cominciato le competizioni nello sci alpino mi sono reso conto come sia complicato o quasi impossibile arrivare ad essere il migliore senza un coach.
Ad esempio durante le competizioni spesso mi accade di bloccarmi o di pensare di non essere in grado di poter fare una determinata manovra, ed è in questi casi che l’aiuto di Fabio è determinante”, conclude Maxime.

Il kitesurf sta evoluendo e la presa di rischio per poter migliorarsi o per poter partecipare a delle competizioni di alto livello richiede sempre di più la figura di un professionista, in grado di capire le esigenze dell’atleta e seguirlo nella sua evoluzione.

Il coach non sarà li solo per aiutarlo tecnicamente, ma bensì per accompagnarlo in un percorso durante il quale non devono essere trascurati gli allenamenti fisici e una buona preparazione mentale.

Nonostante tutti i nostri portacolori portano a casa un risultato a dir poco pazzesco, Gianmaria Coccoluto si piazza 6 alla Overal Mondiale e Francesca Bagnoli si piazza al secondo posto conquistando il titolo di Vice Campionessa del Mondo Freestyle. Presto on line l’intervista a caldo dei nostri portacolori. 


Voi che ne pensate?


Un ringraziamento particolare a Fabio Ingrosso, Antoine Weiss e Maxime Chabloz per la loro disponibilità e per aver condiviso con noi la loro esperienza.

Testo redatto da Antonio Gaudini e Simone Timpano

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