22 Maggio 2016

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Kite in stallo: “Molla la barra! Molla la barraaa!

di: Antonio Gaudini

Come gestire lo stallo dell’ala

Contrastare l’eventuale stallo dell’ala è uno degli step fondamentali nell’apprendimento del kitesurf. Bisogna evitare la reazione istintiva di aggrapparsi alla barra, come quasi sempre capita ai principianti. Cerchiamo di capire cosa determina questo fenomeno e come reagire in maniera efficace quando si presenta.

A ognuno di noi è capitato durante il corso base di kitesurf di mandare l’ala in stallo e sentirci redarguire dall’istruttore di turno disperato: “Molla la barra! Molla la barra! Molla la barraaa!”. La reazione istintiva dei rider alle prime armi quando il kite perde potenza e stalla, ossia cade all’indietro, è infatti quella di tirare energicamente la barra. Gli sembra normale: secondo il principio del pilotaggio che gli è stato inculcato come un mantra quando si rilascia la barra il kite si depotenzia, mentre se al contrario si tira la barra si aumenta il tiro del kite. Quindi quando l’ala perde potenza e stalla, viene naturale al principiante tirare immediatamente la barra per avere più trazione e recuperare il controllo del kite. Nella realtà in questi casi tale azione ha l’effetto esattamente opposto: il kite si chiude perdendo ulteriormente potenza, non recupera affatto reattività e cade inesorabilmente all’indietro. Per la gioia dell’istruttore e delle sue corde vocali.

Un po’ di fisica: il kite vola come l’ala di un uccello

Per comprendere fino in fondo perché un kite va in stallo e come contrastare efficacemente questo effetto durante il pilotaggio, occorre capire le dinamiche di volo di un aquilone. Un kite vola secondo le stesse leggi fisiche che regolano il volo degli uccelli e degli aerei e possiamo quindi paragonarlo a un’ala. Come tale, opponendo la propria superficie al flusso del vento con una certa angolazione, detta angolo di incidenza (o angolo di attacco), spinge l’aria in movimento a seguire due percorsi differenti, uno al di sotto della sua superficie e uno al di sopra di essa. L’aria che segue il percorso inferiore, complice il profilo concavo dell’aquilone, percorre un tragitto più breve rispetto a quella che scorre sul dorso, che a sua volta aumenta la velocità per ricomporre l’equilibrio turbato dalla presenza dell’aquilone. Così facendo si forma una differenza di pressione fra la superficie inferiore e quella superiore e l’aquilone viene spinto (o risucchiato verso l’alto) dall’alta pressione creatasi sul suo dorso. In parole semplici vola.

Pilotare il kite è controllare il suo angolo di incidenza

La trazione di un aquilone dipende dall’entità della differenza di pressione fra il l’intradosso e l’estradosso dell’ala e tale entità aumenta con l’aumentare dell’angolo di incidenza: maggiore è l’angolo di incidenza, maggiore è la trazione del kite (portanza) che però perde velocità perché aumenta la sua resistenza all’aria. Gli angoli d’incidenza efficaci per mantenere il volo dell’ala sono compresi tra 0 e 30 gradi circa. L’angolo di incidenza è quindi il principale strumento a nostra disposizione per controllare il kite. Ebbene, come varia l’angolo d’incidenza quando agiamo sulla barra? Tirando la barra avviciniamo a noi il bordo di uscita della vela e l’angolo di incidenza aumenta: la vela risulterà più potente (maggior portanza), a scapito della velocità (maggior resistenza). Distendendo le braccia e allontanando da noi la barra l’angolo di incidenza invece diminuisce: la vela scarica parte della sua potenza, acquistando invece maggiore velocità.

Perché il kite va in stallo?

Se l’angolo di incidenza aumenta troppo (oltre i 30 gradi), l’aria sopra l’estradosso dell’aquilone, che normalmente segue un flusso laminare, non riesce più a seguirne il profilo, inizia a distaccarsi e a formare dei vortici che trasformano il flusso in turbolento, generando il fenomeno dello stallo. Nella pratica il kite supera il proprio angolo critico di incidenza e smette di volare in maniera efficace quando per esempio si esce con vento rafficato e nei buchi di vento l’aquilone non genera nemmeno la portanza sufficiente a sostenere il proprio peso oppure quando il vento è molto debole o ancora per un errore di pilotaggio quando si manda l’aquilone fuori la finestra del vento oppure si rimane appunto aggrappati alla barra tirandola troppo.

Cari principianti, non seguite l’istinto

Un kiter esperto in genere riesce a intuire quando, per un calo di vento o per un errore di pilotaggio, ci si stà avvicinando allo stallo, ma agli inizi non sempre si riesce a capire in tempo quello che succede e quando lo stallo è ormai evidente è troppo tardi per reagire: il kite inizia ad arretrare, prima lentamente poi sempre più velocemente fino a cadere in piena power zone senza alcuna trazione. L’istinto del principiante porta a fare il contrario di quello che sarebbe giusto: la prima reazione è infatti quella di potenziare l’aquilone tirando la barra. Purtroppo questo movimento ha successo solo se l’aquilone ha un basso angolo di incidenza o se contemporaneamente riusciamo a farlo muovere direzionandolo e quindi facendolo accelerare, perché altrimenti non facciamo altro che peggiorare la situazione, aumentando ulteriormente l’angolo di incidenza oltre il valore critico e rendendo lo stallo ancora più netto con la conseguenza che il kite precipita all’indietro verso la power zone senza più rispondere ai nostri comandi.

Contrastare lo stallo: il trucco è giocare d’anticipo

Il trucco per annullare l’effetto dello stallo è giocare d’anticipo: si deve depotenziare il kite rilasciando la barra non appena ci si rende conto che lo stallo è prossimo o è appena iniziato in modo che il flusso laminare intorno all’aquilone si ricomponga, diminuendo la resistenza e ripristinando la portanza. Chi già ha provato questa tecnica sa bene che istantaneamente l’aquilone riprende a volare in avanti e accelera generando quel tanto di velocità sufficiente per mantenere il volo e tornare a essere reattivo ai comandi.

Stallo recidivo: venti troppo deboli e trim errato della barra

Nel caso in cui il vento sia troppo debole le misure anti-stallo risultano vane perché non c’è comunque abbastanza “energia” per mantenere il kite in aria. Inoltre se il kite tende a stallare anche in condizioni di vento buono e pilotaggio corretto, allora bisogna intervenire sul trim della barra allungando leggermente le front line. Spesso durante le lezioni alcuni istruttori settano appositamente le front più corte per indurre lo stallo volontario del kite e permettere all’allievo di esercitarsi a contrastare in maniera efficace questo fenomeno. Può essere un ottimo esercizio per coloro che stanno imparando il kitesurf e per il bene dell’istruttore stesso che non dovrà più urlare disperato: “Molla la barraaa!.

Articolo redatto da:
David Ingiosi
Giornalista e Videoreporter
ufficiostampa@kitesurfing.it

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Contrastare l’eventuale stallo dell’ala è uno degli step fondamentali nell’apprendimento del kitesurf. Bisogna evitare la reazione istintiva di aggrapparsi alla barra, come quasi sempre capita ai principianti. Cerchiamo di capire cosa determina questo fenomeno e come reagire in maniera efficace quando si presenta.

A ognuno di noi è capitato durante il corso base di kitesurf di mandare l’ala in stallo e sentirci redarguire dall’istruttore di turno disperato: “Molla la barra! Molla la barra! Molla la barraaa!”. La reazione istintiva dei rider alle prime armi quando il kite perde potenza e stalla, ossia cade all’indietro, è infatti quella di tirare energicamente la barra. Gli sembra normale: secondo il principio del pilotaggio che gli è stato inculcato come un mantra quando si rilascia la barra il kite si depotenzia, mentre se al contrario si tira la barra si aumenta il tiro del kite. Quindi quando l’ala perde potenza e stalla, viene naturale al principiante tirare immediatamente la barra per avere più trazione e recuperare il controllo del kite. Nella realtà in questi casi tale azione ha l’effetto esattamente opposto: il kite si chiude perdendo ulteriormente potenza, non recupera affatto reattività e cade inesorabilmente all’indietro. Per la gioia dell’istruttore e delle sue corde vocali.

Un po’ di fisica: il kite vola come l’ala di un uccello

Per comprendere fino in fondo perché un kite va in stallo e come contrastare efficacemente questo effetto durante il pilotaggio, occorre capire le dinamiche di volo di un aquilone. Un kite vola secondo le stesse leggi fisiche che regolano il volo degli uccelli e degli aerei e possiamo quindi paragonarlo a un’ala. Come tale, opponendo la propria superficie al flusso del vento con una certa angolazione, detta angolo di incidenza (o angolo di attacco), spinge l’aria in movimento a seguire due percorsi differenti, uno al di sotto della sua superficie e uno al di sopra di essa. L’aria che segue il percorso inferiore, complice il profilo concavo dell’aquilone, percorre un tragitto più breve rispetto a quella che scorre sul dorso, che a sua volta aumenta la velocità per ricomporre l’equilibrio turbato dalla presenza dell’aquilone. Così facendo si forma una differenza di pressione fra la superficie inferiore e quella superiore e l’aquilone viene spinto (o risucchiato verso l’alto) dall’alta pressione creatasi sul suo dorso. In parole semplici vola.

Pilotare il kite è controllare il suo angolo di incidenza

La trazione di un aquilone dipende dall’entità della differenza di pressione fra il l’intradosso e l’estradosso dell’ala e tale entità aumenta con l’aumentare dell’angolo di incidenza: maggiore è l’angolo di incidenza, maggiore è la trazione del kite (portanza) che però perde velocità perché aumenta la sua resistenza all’aria. Gli angoli d’incidenza efficaci per mantenere il volo dell’ala sono compresi tra 0 e 30 gradi circa. L’angolo di incidenza è quindi il principale strumento a nostra disposizione per controllare il kite. Ebbene, come varia l’angolo d’incidenza quando agiamo sulla barra? Tirando la barra avviciniamo a noi il bordo di uscita della vela e l’angolo di incidenza aumenta: la vela risulterà più potente (maggior portanza), a scapito della velocità (maggior resistenza). Distendendo le braccia e allontanando da noi la barra l’angolo di incidenza invece diminuisce: la vela scarica parte della sua potenza, acquistando invece maggiore velocità.

Perché il kite va in stallo?

Se l’angolo di incidenza aumenta troppo (oltre i 30 gradi), l’aria sopra l’estradosso dell’aquilone, che normalmente segue un flusso laminare, non riesce più a seguirne il profilo, inizia a distaccarsi e a formare dei vortici che trasformano il flusso in turbolento, generando il fenomeno dello stallo. Nella pratica il kite supera il proprio angolo critico di incidenza e smette di volare in maniera efficace quando per esempio si esce con vento rafficato e nei buchi di vento l’aquilone non genera nemmeno la portanza sufficiente a sostenere il proprio peso oppure quando il vento è molto debole o ancora per un errore di pilotaggio quando si manda l’aquilone fuori la finestra del vento oppure si rimane appunto aggrappati alla barra tirandola troppo.

Cari principianti, non seguite l’istinto

Un kiter esperto in genere riesce a intuire quando, per un calo di vento o per un errore di pilotaggio, ci si stà avvicinando allo stallo, ma agli inizi non sempre si riesce a capire in tempo quello che succede e quando lo stallo è ormai evidente è troppo tardi per reagire: il kite inizia ad arretrare, prima lentamente poi sempre più velocemente fino a cadere in piena power zone senza alcuna trazione. L’istinto del principiante porta a fare il contrario di quello che sarebbe giusto: la prima reazione è infatti quella di potenziare l’aquilone tirando la barra. Purtroppo questo movimento ha successo solo se l’aquilone ha un basso angolo di incidenza o se contemporaneamente riusciamo a farlo muovere direzionandolo e quindi facendolo accelerare, perché altrimenti non facciamo altro che peggiorare la situazione, aumentando ulteriormente l’angolo di incidenza oltre il valore critico e rendendo lo stallo ancora più netto con la conseguenza che il kite precipita all’indietro verso la power zone senza più rispondere ai nostri comandi.

Contrastare lo stallo: il trucco è giocare d’anticipo

Il trucco per annullare l’effetto dello stallo è giocare d’anticipo: si deve depotenziare il kite rilasciando la barra non appena ci si rende conto che lo stallo è prossimo o è appena iniziato in modo che il flusso laminare intorno all’aquilone si ricomponga, diminuendo la resistenza e ripristinando la portanza. Chi già ha provato questa tecnica sa bene che istantaneamente l’aquilone riprende a volare in avanti e accelera generando quel tanto di velocità sufficiente per mantenere il volo e tornare a essere reattivo ai comandi.

Stallo recidivo: venti troppo deboli e trim errato della barra

Nel caso in cui il vento sia troppo debole le misure anti-stallo risultano vane perché non c’è comunque abbastanza “energia” per mantenere il kite in aria. Inoltre se il kite tende a stallare anche in condizioni di vento buono e pilotaggio corretto, allora bisogna intervenire sul trim della barra allungando leggermente le front line. Spesso durante le lezioni alcuni istruttori settano appositamente le front più corte per indurre lo stallo volontario del kite e permettere all’allievo di esercitarsi a contrastare in maniera efficace questo fenomeno. Può essere un ottimo esercizio per coloro che stanno imparando il kitesurf e per il bene dell’istruttore stesso che non dovrà più urlare disperato: “Molla la barraaa!.

Articolo redatto da:
David Ingiosi
Giornalista e Videoreporter
ufficiostampa@kitesurfing.it

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