21 Novembre 2023

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Intervista alla talentuosa Francesca Bagnoli

di: Editore

Francesca Bagnoli: La Determinazione che ha fatto parlare di sé al GKA Freestyle-Kite World Cup

Francesca bagnoli

Francesca Bagnoli, la campionessa livornese di 29 anni, ha recentemente affrontato la 4ª tappa del GKA Freestyle-Kite World Cup in Brasile, un evento che ha visto la sua determinazione sfiorare il podio. Nonostante le sfide logistiche e il limitato tempo di preparazione, il vento dell’entusiasmo e della passione per il kitesurf ha spinto Francesca a superare ogni ostacolo sul suo cammino verso la competizione.

Scopriamo insieme qualcosa in più su questa campionessa strepitosa del kitesurf in questa intervista esclusiva per Kitesurfing.it

Cosa ti ha spinto a dedicarti al kitesurf? Hai una preferenza particolare per il freestyle?

In realtà è stato per “colpa” del mio papà dato che lui già faceva kite, nel 2000-2001. Io a quel tempo ero una ginnasta e facevo ginnastica artistica. Pensa che facevo la serie C! Però vedevo comunque mio babbo in acqua spensierato, che saltava, girava e faceva più o meno le stesse cose che facevo io in palestra… e quindi niente, ho insistito tantissimo. All’inizio mio babbo non mi voleva insegnare perché a 15/16 anni ero molto piccolina fisicamente e aveva paura che volassi via. È stata veramente dura convincerlo a insegnarmi, però alla fine ce l’ho fatta e nel 2009 mi ha messo su una tavola.

Qual è l’aspetto che ami di più del kitesurf?

Allora non voglio rispondere a questa domanda con la solita risposta sulla libertà. Penso che la cosa che mi piace di più del kitesurf è che sia uno sport che ti dà tantissimo. È proprio tutto l’insieme di emozioni che gravitano attorno a questa disciplina. Il kite non è solo uno sport, ma ti permette anche di girare il mondo, incontrare persone fantastiche e aprire tanto la mente. Ti permette di crescere in tutti i sensi.

Qual è stato il percorso che ti ha spinto a prendere parte all’ambiziosa competizione GKA Freestyle-Kite World Cup?

Francesca bagnoli

Io sono sempre stata una ragazza competitiva dato che ho vissuto nel mondo delle gare fin da piccolina. Tramite la ginnastica ho fatto competizioni di atletica. Nel 2016 ho iniziato con i campionati di kitesurf italiani, poi sono passata a quelli europei. Lì sono riuscita ad arrivare sul podio, mi pare seconda, e poi gradualmente ho iniziato a fare il mondiale. È stata una lunga scalata. Sempre nel 2016 ho iniziato poi con le prime tappe del mondiale che sono andate sempre meglio, anche perché inizialmente non ero molto brava dato che dovevo ancora fare tanta esperienza. Non riuscivo mai a esprimere il mio potenziale in gara. Ogni volta che andavo in gara non facevo gli stessi trick dell’allenamento e sinceramente era abbastanza frustrante. Poi, dopo la competizione in Francia che si è svolta nel 2017 se non sbaglio, c’è stato un click nel mio cervello, non lo so perché, e da quel momento è stato tutto in discesa.

Nel corso del GKA Freestyle-Kite World Cup di quest’anno quale tappa ti è rimasta maggiormente impressa?
Allora io ho partecipato alla tappa in Francia, dove sono arrivata terza, e la tappa in Brasile dove ho ottenuto il quarto posto. Ed anche se può sembrare strano, quella che mi è rimasta più impressa è stata di sicuro la più recente, in Brasile. Non mi aspettavo assolutamente di raggiungere tale risultato dato che le condizioni del Brasile sono perfette: c’è acqua piatta e vento costante. È tutto perfetto per la mia disciplina, il freestyle, e quindi lì si vede veramente il pieno potenziale degli atleti. Il problema è che io durante l’inverno solitamente lavoro. Inizio a lavorare a settembre/ottobre e finisco per fine maggio, quindi non ho tutto questo tempo per allenarmi. Infatti sono giunta lì solo tre giorni prima, mentre gli altri atleti e atlete erano lì da settembre/ottobre, e si erano allenati per ben due mesi prima della gara. Non mi aspettavo assolutamente di fare questo risultato. Siccome so che mi mancano dei trick che prima ero in grado di fare meglio e che ora dovrei allenarmi ancora un po’ per riprenderli, ho pensato solamente di andare grossa, più grossa che potevo con i trick che avevo a disposizione e devo dire che questa strategia comunque ha ripagato.

Com’era l’atmosfera tra gli atleti durante le competizioni a cui hai preso parte?
Se devo dire la verità è veramente una bella atmosfera quella che c’è tra gli atleti. Siamo ormai nello stesso circuito da anni e siamo sempre gli stessi, quindi c’è amicizia tra tutti noi. Amicizia che rimane amicizia anche durante la heat. Ognuno cerca solo di fare il proprio meglio e di avere più punteggio degli altri, ma mantenendo comunque una bella atmosfera sportiva.

Nel corso della competizione a Cauipe, so che è stata molto apprezzata la tua manovra Heart Attack. Cosa hai provato sul momento quando l’hai eseguita?
Se penso all’Heart Attack mi vengono ancora i brividi. In quel momento, a dir la verità, ho pensato che me la stavo facendo sotto perché quando ho staccato ho visto che ero andata su una in particolare posizione e che l’avevo fatta davvero grossa. Infatti mi sa che mi hanno dato più di otto, 08.10 circa. Lì per lì quando mi sono buttata nella manovra, quando sono entrata dentro la rotazione ho pensato “Oh cavolo, ora ti tocca passare la barra comunque”. Alla fine è andata bene e mi sentivo molto bene. In realtà grazie a quella manovra durante la gara di Cauipe ho deciso di approfittarne della sensazione che ne era scaturita e l’ho mantenuta in tutte le heat.

Francesca bagnoli

Sappiano che hai avuto difficoltà a raggiungere la tappa di Cauipe al GKA Freestyle-Kite World Cup per questioni lavorative e logistiche, e che purtroppo dovrai saltare la prossima. Come mai? È per motivi di lavoro? Come riesci a conciliare il lavoro con la passione per il kitesurf?
Eh sì, purtroppo non potrò partecipare alla prossima tappa che sarà in Qatar per motivi lavorativi in quanto, come già detto in precedenza lavoro da settembre/ottobre a maggio. Sono personal trainer e inoltre faccio ginnastica agli anziani e anche alle persone con disabilità mentali. Mi farebbe strano lasciare di nuovo il mio lavoro, anche perché sono andata già due settimane a ottobre in Egitto. Sono rientrata da un periodo dove ho fatto una settimana nella quale ho lavorato, poi ho fatto di nuovo due settimane in Brasile e ora non potrei permettermi di alternare di nuovo lavoro e kitesurf per competere in Qatar. E non è semplice conciliare il tutto, però io penso di avere la fortuna di essere in grado di competere anche con poco allenamento. Le manovre che possono bastare per una gara, ce le ho, mi rimangono dentro. Certo, se volessi puntare un po’ più in alto dovrei allenarmi di più, ma vediamo il prossimo anno cosa mi riserverà. A me piacerebbe arrivare a poter seguire tutto il circuito e magari nei fine settimana vedrò di spostarmi o in Sicilia o in Sardegna per cercare di allenarmi un pochino di più. Questo perché a casa mia quando fa libeccio è anche troppo ventoso, un vento che non è adatto per il freestyle, quindi vorrei spostarmi in una località più adatta alla mia disciplina.

Qual è la tua opinione sul mondo del kitesurf femminile?
Io sono molto legata a questa domanda sul kitesurf femminile. Ho sempre spinto tantissimo sulle donne nel mondo del kite perché secondo me molte pensano di non essere in grado di fare uno sport del genere. Magari lo vedono come uno sport troppo fisico ma in realtà tutti sappiamo che non è così. Qualsiasi persona può fare kitesurf, uomo o donna di qualsiasi età e quindi ho sempre insistito e ho sempre combattuto per diffondere il kitesurf tra tutti. Faccio tanti kite camp, tutti al femminile perché mi piace divulgare questo sport anche tra le donne.
Infine vorrei aggiungere che di recente ho raggiunto grandi soddisfazioni perché ho visto che ci sono sempre più donne che si approcciano a questo sport. Quest’anno sono andata in due tappe del campionato italiano per accompagnare Chiara, una ragazza siciliana, e ho visto finalmente un tabellone donne pieno e quindi mi ha veramente riempito di gioia.

Desideri aggiungere qualche altro commento finale?
Ringrazio la redazione di Kitesurfing.it per avermi pensato per questa intervista e spero di darvi al più presto nuove belle notizie!

Francesca bagnoli

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In realtà è stato per “colpa” del mio papà dato che lui già faceva kite, nel 2000-2001. Io a quel tempo ero una ginnasta e facevo ginnastica artistica. Pensa che facevo la serie C! Però vedevo comunque mio babbo in acqua spensierato, che saltava, girava e faceva più o meno le stesse cose che facevo io in palestra… e quindi niente, ho insistito tantissimo. All’inizio mio babbo non mi voleva insegnare perché a 15/16 anni ero molto piccolina fisicamente e aveva paura che volassi via. È stata veramente dura convincerlo a insegnarmi, però alla fine ce l’ho fatta e nel 2009 mi ha messo su una tavola.

Qual è l’aspetto che ami di più del kitesurf?

Allora non voglio rispondere a questa domanda con la solita risposta sulla libertà. Penso che la cosa che mi piace di più del kitesurf è che sia uno sport che ti dà tantissimo. È proprio tutto l’insieme di emozioni che gravitano attorno a questa disciplina. Il kite non è solo uno sport, ma ti permette anche di girare il mondo, incontrare persone fantastiche e aprire tanto la mente. Ti permette di crescere in tutti i sensi.

Qual è stato il percorso che ti ha spinto a prendere parte all’ambiziosa competizione GKA Freestyle-Kite World Cup?

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Io sono sempre stata una ragazza competitiva dato che ho vissuto nel mondo delle gare fin da piccolina. Tramite la ginnastica ho fatto competizioni di atletica. Nel 2016 ho iniziato con i campionati di kitesurf italiani, poi sono passata a quelli europei. Lì sono riuscita ad arrivare sul podio, mi pare seconda, e poi gradualmente ho iniziato a fare il mondiale. È stata una lunga scalata. Sempre nel 2016 ho iniziato poi con le prime tappe del mondiale che sono andate sempre meglio, anche perché inizialmente non ero molto brava dato che dovevo ancora fare tanta esperienza. Non riuscivo mai a esprimere il mio potenziale in gara. Ogni volta che andavo in gara non facevo gli stessi trick dell’allenamento e sinceramente era abbastanza frustrante. Poi, dopo la competizione in Francia che si è svolta nel 2017 se non sbaglio, c’è stato un click nel mio cervello, non lo so perché, e da quel momento è stato tutto in discesa.

Nel corso del GKA Freestyle-Kite World Cup di quest’anno quale tappa ti è rimasta maggiormente impressa?
Allora io ho partecipato alla tappa in Francia, dove sono arrivata terza, e la tappa in Brasile dove ho ottenuto il quarto posto. Ed anche se può sembrare strano, quella che mi è rimasta più impressa è stata di sicuro la più recente, in Brasile. Non mi aspettavo assolutamente di raggiungere tale risultato dato che le condizioni del Brasile sono perfette: c’è acqua piatta e vento costante. È tutto perfetto per la mia disciplina, il freestyle, e quindi lì si vede veramente il pieno potenziale degli atleti. Il problema è che io durante l’inverno solitamente lavoro. Inizio a lavorare a settembre/ottobre e finisco per fine maggio, quindi non ho tutto questo tempo per allenarmi. Infatti sono giunta lì solo tre giorni prima, mentre gli altri atleti e atlete erano lì da settembre/ottobre, e si erano allenati per ben due mesi prima della gara. Non mi aspettavo assolutamente di fare questo risultato. Siccome so che mi mancano dei trick che prima ero in grado di fare meglio e che ora dovrei allenarmi ancora un po’ per riprenderli, ho pensato solamente di andare grossa, più grossa che potevo con i trick che avevo a disposizione e devo dire che questa strategia comunque ha ripagato.

Com’era l’atmosfera tra gli atleti durante le competizioni a cui hai preso parte?
Se devo dire la verità è veramente una bella atmosfera quella che c’è tra gli atleti. Siamo ormai nello stesso circuito da anni e siamo sempre gli stessi, quindi c’è amicizia tra tutti noi. Amicizia che rimane amicizia anche durante la heat. Ognuno cerca solo di fare il proprio meglio e di avere più punteggio degli altri, ma mantenendo comunque una bella atmosfera sportiva.

Nel corso della competizione a Cauipe, so che è stata molto apprezzata la tua manovra Heart Attack. Cosa hai provato sul momento quando l’hai eseguita?
Se penso all’Heart Attack mi vengono ancora i brividi. In quel momento, a dir la verità, ho pensato che me la stavo facendo sotto perché quando ho staccato ho visto che ero andata su una in particolare posizione e che l’avevo fatta davvero grossa. Infatti mi sa che mi hanno dato più di otto, 08.10 circa. Lì per lì quando mi sono buttata nella manovra, quando sono entrata dentro la rotazione ho pensato “Oh cavolo, ora ti tocca passare la barra comunque”. Alla fine è andata bene e mi sentivo molto bene. In realtà grazie a quella manovra durante la gara di Cauipe ho deciso di approfittarne della sensazione che ne era scaturita e l’ho mantenuta in tutte le heat.

Francesca bagnoli

Sappiano che hai avuto difficoltà a raggiungere la tappa di Cauipe al GKA Freestyle-Kite World Cup per questioni lavorative e logistiche, e che purtroppo dovrai saltare la prossima. Come mai? È per motivi di lavoro? Come riesci a conciliare il lavoro con la passione per il kitesurf?
Eh sì, purtroppo non potrò partecipare alla prossima tappa che sarà in Qatar per motivi lavorativi in quanto, come già detto in precedenza lavoro da settembre/ottobre a maggio. Sono personal trainer e inoltre faccio ginnastica agli anziani e anche alle persone con disabilità mentali. Mi farebbe strano lasciare di nuovo il mio lavoro, anche perché sono andata già due settimane a ottobre in Egitto. Sono rientrata da un periodo dove ho fatto una settimana nella quale ho lavorato, poi ho fatto di nuovo due settimane in Brasile e ora non potrei permettermi di alternare di nuovo lavoro e kitesurf per competere in Qatar. E non è semplice conciliare il tutto, però io penso di avere la fortuna di essere in grado di competere anche con poco allenamento. Le manovre che possono bastare per una gara, ce le ho, mi rimangono dentro. Certo, se volessi puntare un po’ più in alto dovrei allenarmi di più, ma vediamo il prossimo anno cosa mi riserverà. A me piacerebbe arrivare a poter seguire tutto il circuito e magari nei fine settimana vedrò di spostarmi o in Sicilia o in Sardegna per cercare di allenarmi un pochino di più. Questo perché a casa mia quando fa libeccio è anche troppo ventoso, un vento che non è adatto per il freestyle, quindi vorrei spostarmi in una località più adatta alla mia disciplina.

Qual è la tua opinione sul mondo del kitesurf femminile?
Io sono molto legata a questa domanda sul kitesurf femminile. Ho sempre spinto tantissimo sulle donne nel mondo del kite perché secondo me molte pensano di non essere in grado di fare uno sport del genere. Magari lo vedono come uno sport troppo fisico ma in realtà tutti sappiamo che non è così. Qualsiasi persona può fare kitesurf, uomo o donna di qualsiasi età e quindi ho sempre insistito e ho sempre combattuto per diffondere il kitesurf tra tutti. Faccio tanti kite camp, tutti al femminile perché mi piace divulgare questo sport anche tra le donne.
Infine vorrei aggiungere che di recente ho raggiunto grandi soddisfazioni perché ho visto che ci sono sempre più donne che si approcciano a questo sport. Quest’anno sono andata in due tappe del campionato italiano per accompagnare Chiara, una ragazza siciliana, e ho visto finalmente un tabellone donne pieno e quindi mi ha veramente riempito di gioia.

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Ringrazio la redazione di Kitesurfing.it per avermi pensato per questa intervista e spero di darvi al più presto nuove belle notizie!

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