Dove fare kitesurf sul Lago di Garda: 7…
Il kitesurf sul Lago di Garda è un mix esplosivo di vento costante, paesaggi alpini e centri specializzati. S
23 Aprile 2025
26 Ottobre 2015
Quattro chiacchiere con la Lady Kite tricolore
La ragazza livornese anche quest’anno si è confermata la regina del freestyle nazionale, portando così a tre i titoli tricolore del suo palma res. Quattro chiacchiere con l’atleta italiana più rappresentativa del kite “in rosa”.
Classe 1994, livornese, ancora Campionessa Italiana Freestyle 2015 dopo i titoli 2013 e 2014, vice campionessa europea 2014. Il curriculum non dice però tutto di Francesca Bagnoli, la più forte di tutte le ladies della scena italiana e la maggiore rappresentante del Bel Paese su quella internazionale. Bisogna conoscerla fuori dall’acqua per apprezzarne la grande simpatia e la spontaneità che contrastano simpaticamente con la serietà, la determinazione e la grinta che mette quando scende in acqua, che si tratti di una session di allenamento oppure di una heat del Mondiale VKWC.
Francesca, l’estate è finita e quindi anche le gare. Com’è andata la tua stagione?
«La mia stagione sportiva è andata abbastanza bene. Mi sono riconfermata Campionessa Italiana 2015 ed ho preso parte a due gare mondiali. Purtroppo in entrambe non sono riuscita a passare le qualificazioni per errori personali, ma spero che il prossimo anno vada meglio perché ho tutte le carte per giocare una bella partita!».
Com’è il rapporto tra voi atlete del VKWC? Con chi hai legato di più?
«Le atlete del VKWC sono molto disponibili… Ho legato un po’ con tutte ma ho avuto modo di conoscere un po’ di più soprattutto Paula Novotna e Gisela Pulido».
Tra le atlete italiane sei la più metodica: qual è il tuo programma di allenamento fuori dall’acqua?
«Anche fuori dall’acqua non sto un attimo ferma. Ho un preparatore atletico che si chiama Francesco Cerrai, che mi aiuta a tenermi allenata e in forma in modo da essere sempre pronta a dare il 100% in qualsiasi situazione ed in qualsiasi momento».
Tu sei molto attiva anche nell’insegnamento e spesso sei istruttrice in camp dedicati alle sole ragazze. Cosa rende differente, sesso a parte ovviamente, “una” kiter da “un” kiter?
«Prima di tutto voglio dire che insegnare a questi camp è stato bellissimo. L’intesa e l’atmosfera che c’è tra un gruppo di ragazze secondo me non si può ricreare nell’ambito maschile. Insegnare alle ragazze è molto più semplice perché ascoltano di più rispetto agli uomini e vogliono essere sicure al 100% prima di passare allo step successivo. Per questo tendono a fare tutto in controllo e con estrema precisione».
Quali sono le ultime manovre che hai imparato? Quale è quella che ti ha fatto soffrire di più e quale la prossima a cui stai lavorando?
«La mia ultima manovra è stata il “late mobe” (o “hinterberger mobe”). Le prossime alle quali sto lavorando sono il “low mobe”, che mi sta facendo impazzire, e il “front to blind” che spero di riuscire a portare a casa dopo il mio prossimo viaggio in Brasile».
La vita da “pro” è così bella come sembra nei video? Quali sono le difficoltà per chi vuole intraprendere una carriera da atleta nel kite?
«A me la vita da “pro” piace un sacco. Naturalmente non è del tutto facile… Io per esempio sono due anni che ho lasciato i miei amici e la mia famiglia a Livorno per andare a vivere in Sicilia. A volte mi mancano, ma la passione per il kite è talmente grande che mi fa superare tutte le difficoltà. Naturalmente i miei genitori mi appoggiano sempre e sono sempre presenti in ogni mia decisione anche se vivono a “qualche” km di distanza».
Ti stai dedicando solo al kite oppure stai anche portando avanti gli studi?
«Quest’anno mi sono iscritta all’università telematica di Scienze Motorie. Sono molto contenta perché finalmente posso studiare mentre faccio quello che più mi piace!».
E poi c’è il wakeboarding: hai vinto alla prima competizione ufficiale, pochi giorni fa al TooLake di Latina. Domanda d’obbligo: meglio il kite o il wake?
«Ahahah! Ti rispondo senza pensarci neanche un secondo… il kite! Diciamo che in questi giorni in cui il vento non ha voluto proprio soffiare, abbiamo approfittato per fare un giretto al TooLake, il cable di Latina. Partecipare alla gara è stata un’esperienza nuova e sinceramente non mi aspettavo proprio di arrivare prima perché in un cable ci sono uscita pochissime volte, più o meno sette. E’ comunque molto divertente ma secondo me la sensazione di poter controllare la natura è imbattibile e il senso di libertà che ti dà il kite è qualcosa che solo pochi sport riescono a regalarti».
Articolo redatto da:
DANIELE PIZZO
a cura di David Ingiosi
Quattro chiacchiere con la Lady Kite tricolore
La ragazza livornese anche quest’anno si è confermata la regina del freestyle nazionale, portando così a tre i titoli tricolore del suo palma res. Quattro chiacchiere con l’atleta italiana più rappresentativa del kite “in rosa”.
Classe 1994, livornese, ancora Campionessa Italiana Freestyle 2015 dopo i titoli 2013 e 2014, vice campionessa europea 2014. Il curriculum non dice però tutto di Francesca Bagnoli, la più forte di tutte le ladies della scena italiana e la maggiore rappresentante del Bel Paese su quella internazionale. Bisogna conoscerla fuori dall’acqua per apprezzarne la grande simpatia e la spontaneità che contrastano simpaticamente con la serietà, la determinazione e la grinta che mette quando scende in acqua, che si tratti di una session di allenamento oppure di una heat del Mondiale VKWC.
Francesca, l’estate è finita e quindi anche le gare. Com’è andata la tua stagione?
«La mia stagione sportiva è andata abbastanza bene. Mi sono riconfermata Campionessa Italiana 2015 ed ho preso parte a due gare mondiali. Purtroppo in entrambe non sono riuscita a passare le qualificazioni per errori personali, ma spero che il prossimo anno vada meglio perché ho tutte le carte per giocare una bella partita!».
Com’è il rapporto tra voi atlete del VKWC? Con chi hai legato di più?
«Le atlete del VKWC sono molto disponibili… Ho legato un po’ con tutte ma ho avuto modo di conoscere un po’ di più soprattutto Paula Novotna e Gisela Pulido».
Tra le atlete italiane sei la più metodica: qual è il tuo programma di allenamento fuori dall’acqua?
«Anche fuori dall’acqua non sto un attimo ferma. Ho un preparatore atletico che si chiama Francesco Cerrai, che mi aiuta a tenermi allenata e in forma in modo da essere sempre pronta a dare il 100% in qualsiasi situazione ed in qualsiasi momento».
Tu sei molto attiva anche nell’insegnamento e spesso sei istruttrice in camp dedicati alle sole ragazze. Cosa rende differente, sesso a parte ovviamente, “una” kiter da “un” kiter?
«Prima di tutto voglio dire che insegnare a questi camp è stato bellissimo. L’intesa e l’atmosfera che c’è tra un gruppo di ragazze secondo me non si può ricreare nell’ambito maschile. Insegnare alle ragazze è molto più semplice perché ascoltano di più rispetto agli uomini e vogliono essere sicure al 100% prima di passare allo step successivo. Per questo tendono a fare tutto in controllo e con estrema precisione».
Quali sono le ultime manovre che hai imparato? Quale è quella che ti ha fatto soffrire di più e quale la prossima a cui stai lavorando?
«La mia ultima manovra è stata il “late mobe” (o “hinterberger mobe”). Le prossime alle quali sto lavorando sono il “low mobe”, che mi sta facendo impazzire, e il “front to blind” che spero di riuscire a portare a casa dopo il mio prossimo viaggio in Brasile».
La vita da “pro” è così bella come sembra nei video? Quali sono le difficoltà per chi vuole intraprendere una carriera da atleta nel kite?
«A me la vita da “pro” piace un sacco. Naturalmente non è del tutto facile… Io per esempio sono due anni che ho lasciato i miei amici e la mia famiglia a Livorno per andare a vivere in Sicilia. A volte mi mancano, ma la passione per il kite è talmente grande che mi fa superare tutte le difficoltà. Naturalmente i miei genitori mi appoggiano sempre e sono sempre presenti in ogni mia decisione anche se vivono a “qualche” km di distanza».
Ti stai dedicando solo al kite oppure stai anche portando avanti gli studi?
«Quest’anno mi sono iscritta all’università telematica di Scienze Motorie. Sono molto contenta perché finalmente posso studiare mentre faccio quello che più mi piace!».
E poi c’è il wakeboarding: hai vinto alla prima competizione ufficiale, pochi giorni fa al TooLake di Latina. Domanda d’obbligo: meglio il kite o il wake?
«Ahahah! Ti rispondo senza pensarci neanche un secondo… il kite! Diciamo che in questi giorni in cui il vento non ha voluto proprio soffiare, abbiamo approfittato per fare un giretto al TooLake, il cable di Latina. Partecipare alla gara è stata un’esperienza nuova e sinceramente non mi aspettavo proprio di arrivare prima perché in un cable ci sono uscita pochissime volte, più o meno sette. E’ comunque molto divertente ma secondo me la sensazione di poter controllare la natura è imbattibile e il senso di libertà che ti dà il kite è qualcosa che solo pochi sport riescono a regalarti».
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