11 Luglio 2015

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Kitesurf: l’assicurazione a misura di istruttore

di: Antonio Gaudini

Insegnare a navigare e gestire l’attrezzatura in sicurezza è l’obiettivo di tutte le scuole di kitesurf. Oltre a rispettare metodi didattici collaudati e procedure standard per evitare ogni situazione di rischio, ogni centro deve per legge stipulare una polizza assicurativa al fine di tutelarsi da eventuali danni a terzi.

In pochi anni il kitesurf è diventato una delle discipline veliche più popolari al mondo. Merito della relativa facilità di apprendimento di questa disciplina che in breve tempo permette a chiunque, dai bambini agli adulti, di navigare liberamente lungo costa assaporando il piacere di planare tra le onde e cimentarsi con salti acrobatici ed evoluzioni a mezz’aria.

Per iniziare servono infatti pochi requisiti, principalmente una buona forma fisica e saper nuotare. Superato quindi un corso base con istruttori qualificati si è in grado con poche decine di ore di pratica di essere autonomi, gestire l’attrezzatura e uscire in mare in sicurezza. Può sembrare strano a chiunque assista dalla spiaggia allo spettacolo dei rider che in acqua sfrecciano a tutta velocità e domano il vento compiendo manovre anche a diversi metri di altezza, ma in effetti tutto questo è veramente alla portata di chiunque.

Kite facile da imparare, ma non sottovalutare i rischi

L’altro lato della medaglia rispetto ai tempi brevi con cui s’impara il kite è che i praticanti all’inizio sviluppano, sull’onda dell’entusiasmo di riuscire subito a navigare, una sorta di sensazione di onnipotenza che non solo è illusoria, ma può essere anche pericolosa.

Per quanto semplice da praticare il kitesurf rimane infatti uno sport estremo che in determinate condizioni di vento e di mare richiede grande esperienza e può essere rischioso per sé stessi e per gli altri. Oggi le attrezzature dopo anni di evoluzione sono super sicure grazie a profili alari dalle grandi prestazioni, ampi range di depotenziamento della vela e sistemi di sgancio rapido del rider. L’inconveniente o l’avaria può sempre capitare, ma in linea di massima dietro alla maggior parte degli attuali incidenti ci sono precise responsabilità da parte di praticanti spericolati, impreparati e incoscienti dei rischi. Spesso si sottovalutano le situazioni di pericolo o si sopravvalutano le proprie abilità con conseguenze disastrose.

Occhio alle legge: chi causa danni a terzi deve risarcire

Oltre che fare male a sé stessi, anche seriamente, un incidente con il kite può procurare danni ad altre persone con conseguenze altrettanto importanti, non solo a livello personale, ma sul piano giuridico e penale. Ricordiamo che l’articolo 2.043 del Codice Civile sul Risarcimento per fatto illecito attesta che “Qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”. E quel risarcimento, la cui misura è rimessa all’apprezzamento del giudice in forma di indennizzo, è dovuto anche quando chi ha commesso il fatto dannoso sia stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona e tale pericolo non sia stato da lui volontariamente causato nè era altrimenti evitabile (art. 2.045 c.c.). Quindi si paga il danneggiato anche in questi casi.

Session in acqua sicure con un’assicurazione Rc

Ecco perché chiunque pratica il kitesurf dovrebbe possedere un’assicurazione oltre che per infortuni personali durante le uscite e rimborso spese per assistenza sanitaria, anche per mettersi al riparo da eventuali problemi legali verso terzi. Insomma una copertura assicurativa specifica e possibilmente, visto che i rider viaggiano molto, estesa anche all’estero.

In genere i kiter iscritti a circoli velici o associazioni sportive, così come i soci della Federazione Italiana Vela in cui rientra la disciplina del kitesurf, sono obbligati a stipulare una simile polizza assicurativa, spesso a condizioni agevolate. Chi invece pratica da solo come appassionato dovrebbe seriamente considerare l’opportunità di procurarsi un’assicurazione valida. Sul mercato esistono polizze ad hoc per discipline sportive, anche estreme, quindi perché rischiare?

Assicurazione scuole kite: le responsabilità in gioco

Il problema assicurativo si pone con ancora più vigore soprattutto per le scuole di kitesurf impegnate ogni giorno lungo le coste o sui laghi con corsi didattici ad allievi di ogni livello, bambini compresi, allievi che a fronte di eventuali danni possono citare la scuola e chiedere il risarcimento. Tre sono i fattori da tenere bene a mente quando si sta in spiaggia o in acqua a insegnare a un allievo: imprudenza, imperizia e negligenza. Queste tre condizioni rappresentano gli elementi decisivi che il giudice valuta in caso di sinistro e laddove presenti implicano colpevolezza e responsabilità precise, patrimoniali e penali, di cui una scuola è chiamata a rispondere. Imprudenza, imperizia e negligenza durante una lezione di kitesurf attengono all’uso di materiali e attrezzature in buono stato e non manipolate arbitrariamente, alla corretta valutazione dello spot e delle condizioni meteorologiche, al rispetto delle procedure di emergenza e dei protocolli di pronto soccorso e assistenza sanitaria e così via. Chi non presta rigorosa attenzione a questi parametri e prende questa professione con leggerezza può andare incontro a guai seri e si espone a eventuali richieste di risarcimento che, ricordo, possono essere espletate fino a 5 anni dall’accadimento.

Istruttore di kite, professione ancora poco regolamentata

Il problema principale per una copertura assicurativa dell’istruttore di kitesurf è che titoli, attività e dinamiche lavorative di questa professione non sono oggetto di una disciplina giuridica specifica, a differenza per esempio del maestro di sci. In montagna gli istruttori e la loro attività professionale sono dettagliatamente regolamentati (Legge Quadro 81/1991), per cui da un lato a fronte di precise responsabilità individuate dal giudice, il danneggiato può più facilmente vedere riconosciuti i propri diritti in sede giuridica, d’altro canto però lo stesso maestro di sci può stipulare polizze più calzanti alla propria attività. Viceversa quella dell’istruttore di kite per il momento è ancora una professione poco regolamentata per cui l’obiettivo è stato quello di individuare un contratto assicurativo altrettanto adeguato.

Il kitesurf è una disciplina relativamente giovane la cui popolarità all’inizio è stata anche frenata in qualche modo dalla sua pericolosità dovuta ad attrezzature ancora sperimentali e insicure. Oggi questi problemi sono superati ma il mare ha mille incognite e le possibilità di incidente sono sempre in agguato. I responsabili principali di comportamenti pericolosi e incoscienti siamo quasi sempre noi praticanti, ma chi sceglie il kite anche come professione ha il dovere giuridico e morale di tutelarsi ma anche di divulgare una cultura della sicurezza e di responsabilità della pratica per vivere solo il bello di questo meraviglioso sport.

Insomma chi gestisce una scuola di kitesurf sa che la professionalità passa anche attraverso il buon senso, la competenza, il rispetto delle regole e la coscienza dei rischi di un’attività che per quanto controllata si pratica con vento e in un ambiente naturale in continua evoluzione. Buoni corsi a tutti!

Articolo redatto da:
DAVID INGIOSI
Giornalista e Videoreporter
ufficiostampa@kitesurfing.it

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In pochi anni il kitesurf è diventato una delle discipline veliche più popolari al mondo. Merito della relativa facilità di apprendimento di questa disciplina che in breve tempo permette a chiunque, dai bambini agli adulti, di navigare liberamente lungo costa assaporando il piacere di planare tra le onde e cimentarsi con salti acrobatici ed evoluzioni a mezz’aria.

Per iniziare servono infatti pochi requisiti, principalmente una buona forma fisica e saper nuotare. Superato quindi un corso base con istruttori qualificati si è in grado con poche decine di ore di pratica di essere autonomi, gestire l’attrezzatura e uscire in mare in sicurezza. Può sembrare strano a chiunque assista dalla spiaggia allo spettacolo dei rider che in acqua sfrecciano a tutta velocità e domano il vento compiendo manovre anche a diversi metri di altezza, ma in effetti tutto questo è veramente alla portata di chiunque.

Kite facile da imparare, ma non sottovalutare i rischi

L’altro lato della medaglia rispetto ai tempi brevi con cui s’impara il kite è che i praticanti all’inizio sviluppano, sull’onda dell’entusiasmo di riuscire subito a navigare, una sorta di sensazione di onnipotenza che non solo è illusoria, ma può essere anche pericolosa.

Per quanto semplice da praticare il kitesurf rimane infatti uno sport estremo che in determinate condizioni di vento e di mare richiede grande esperienza e può essere rischioso per sé stessi e per gli altri. Oggi le attrezzature dopo anni di evoluzione sono super sicure grazie a profili alari dalle grandi prestazioni, ampi range di depotenziamento della vela e sistemi di sgancio rapido del rider. L’inconveniente o l’avaria può sempre capitare, ma in linea di massima dietro alla maggior parte degli attuali incidenti ci sono precise responsabilità da parte di praticanti spericolati, impreparati e incoscienti dei rischi. Spesso si sottovalutano le situazioni di pericolo o si sopravvalutano le proprie abilità con conseguenze disastrose.

Occhio alle legge: chi causa danni a terzi deve risarcire

Oltre che fare male a sé stessi, anche seriamente, un incidente con il kite può procurare danni ad altre persone con conseguenze altrettanto importanti, non solo a livello personale, ma sul piano giuridico e penale. Ricordiamo che l’articolo 2.043 del Codice Civile sul Risarcimento per fatto illecito attesta che “Qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”. E quel risarcimento, la cui misura è rimessa all’apprezzamento del giudice in forma di indennizzo, è dovuto anche quando chi ha commesso il fatto dannoso sia stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona e tale pericolo non sia stato da lui volontariamente causato nè era altrimenti evitabile (art. 2.045 c.c.). Quindi si paga il danneggiato anche in questi casi.

Session in acqua sicure con un’assicurazione Rc

Ecco perché chiunque pratica il kitesurf dovrebbe possedere un’assicurazione oltre che per infortuni personali durante le uscite e rimborso spese per assistenza sanitaria, anche per mettersi al riparo da eventuali problemi legali verso terzi. Insomma una copertura assicurativa specifica e possibilmente, visto che i rider viaggiano molto, estesa anche all’estero.

In genere i kiter iscritti a circoli velici o associazioni sportive, così come i soci della Federazione Italiana Vela in cui rientra la disciplina del kitesurf, sono obbligati a stipulare una simile polizza assicurativa, spesso a condizioni agevolate. Chi invece pratica da solo come appassionato dovrebbe seriamente considerare l’opportunità di procurarsi un’assicurazione valida. Sul mercato esistono polizze ad hoc per discipline sportive, anche estreme, quindi perché rischiare?

Assicurazione scuole kite: le responsabilità in gioco

Il problema assicurativo si pone con ancora più vigore soprattutto per le scuole di kitesurf impegnate ogni giorno lungo le coste o sui laghi con corsi didattici ad allievi di ogni livello, bambini compresi, allievi che a fronte di eventuali danni possono citare la scuola e chiedere il risarcimento. Tre sono i fattori da tenere bene a mente quando si sta in spiaggia o in acqua a insegnare a un allievo: imprudenza, imperizia e negligenza. Queste tre condizioni rappresentano gli elementi decisivi che il giudice valuta in caso di sinistro e laddove presenti implicano colpevolezza e responsabilità precise, patrimoniali e penali, di cui una scuola è chiamata a rispondere. Imprudenza, imperizia e negligenza durante una lezione di kitesurf attengono all’uso di materiali e attrezzature in buono stato e non manipolate arbitrariamente, alla corretta valutazione dello spot e delle condizioni meteorologiche, al rispetto delle procedure di emergenza e dei protocolli di pronto soccorso e assistenza sanitaria e così via. Chi non presta rigorosa attenzione a questi parametri e prende questa professione con leggerezza può andare incontro a guai seri e si espone a eventuali richieste di risarcimento che, ricordo, possono essere espletate fino a 5 anni dall’accadimento.

Istruttore di kite, professione ancora poco regolamentata

Il problema principale per una copertura assicurativa dell’istruttore di kitesurf è che titoli, attività e dinamiche lavorative di questa professione non sono oggetto di una disciplina giuridica specifica, a differenza per esempio del maestro di sci. In montagna gli istruttori e la loro attività professionale sono dettagliatamente regolamentati (Legge Quadro 81/1991), per cui da un lato a fronte di precise responsabilità individuate dal giudice, il danneggiato può più facilmente vedere riconosciuti i propri diritti in sede giuridica, d’altro canto però lo stesso maestro di sci può stipulare polizze più calzanti alla propria attività. Viceversa quella dell’istruttore di kite per il momento è ancora una professione poco regolamentata per cui l’obiettivo è stato quello di individuare un contratto assicurativo altrettanto adeguato.

Il kitesurf è una disciplina relativamente giovane la cui popolarità all’inizio è stata anche frenata in qualche modo dalla sua pericolosità dovuta ad attrezzature ancora sperimentali e insicure. Oggi questi problemi sono superati ma il mare ha mille incognite e le possibilità di incidente sono sempre in agguato. I responsabili principali di comportamenti pericolosi e incoscienti siamo quasi sempre noi praticanti, ma chi sceglie il kite anche come professione ha il dovere giuridico e morale di tutelarsi ma anche di divulgare una cultura della sicurezza e di responsabilità della pratica per vivere solo il bello di questo meraviglioso sport.

Insomma chi gestisce una scuola di kitesurf sa che la professionalità passa anche attraverso il buon senso, la competenza, il rispetto delle regole e la coscienza dei rischi di un’attività che per quanto controllata si pratica con vento e in un ambiente naturale in continua evoluzione. Buoni corsi a tutti!

Articolo redatto da:
DAVID INGIOSI
Giornalista e Videoreporter
ufficiostampa@kitesurfing.it

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