Dove fare kitesurf sul Lago di Garda: 7…
Il kitesurf sul Lago di Garda è un mix esplosivo di vento costante, paesaggi alpini e centri specializzati. S
23 Aprile 2025
7 Ottobre 2015
Un bilancio della stagione 2015 e i progetti per la prossima
Fresco del titolo italiano freestyle, il terzo in carriera e il secondo consecutivo, il rider di Terracina fa il bilancio della stagione 2015 tra viaggi, allenamenti con il “king” Hadlow, divagazioni nel wave, juniores terribili e il nuovo corso del VKWC
Al momento il volto italiano più rappresentativo del kiteboarding artistico è lui: Gianmaria Coccoluto da Terracina, classe 1993. Quest’anno ha intascato il terzo titolo nazionale dopo quelli del 2014 e del 2012 e si è messo in luce anche nella scena del Mondiale, dove rappresenta il migliore degli italiani. Lo abbiamo incontrato in Sicilia, allo Stagnone, dove è ormai un “local”.
Gianmaria, questo è il terzo titolo italiano che vinci. Ti ci sei abituato?
«No, perché vincere è sempre una bella sensazione ed è bello perché vedi i risultati dei sacrifici che fai. Devo dire però che qualche anno fa era più facile: il livello era sempre alto, ma il numero degli atleti veramente forti era limitato diciamo ai primi cinque. Adesso il livello medio è molto superiore, siamo più numerosi e ci sono anche tra gli juniores degli atleti molto bravi. Faccio due nomi: Andrea Vicari e Francesco Contini. Vicari l’ho incontrato in finale a Porto Botte e se l’è cavata molto bene, anche se era un po’ stanco delle heat precedenti».
Quest’anno il titolo si è deciso in pratica su una sola tappa, con due tappe su tre senza vento. C’è meno gusto?
« In un campionato è certamente più bello fare più tappe, come in tutti gli sport. Quest’anno come l’anno scorso però siamo stati sfortunati. Ma del resto se manca il vento c’è poco da fare…».
E com’è andata la stagione a livello internazionale?
«Devo dire bene. Mi sono allenato tanto tra Brasile in inverno e poi dalla primavera all’autunno in Sicilia, allo Stagnone di Marsala, ed ho imparato un bel po’ di manovre all’altezza del Mondiale VKWC. Nel 2015 ho partecipato a due tappe: a Dakhla, in Marocco, alla prima del calendario, dove sono uscito dopo un paio di heat delle trials. Però mancava poco per entrare nel main event. Sono uscito contro Jerrie van de Kop, che comunque è un rider molto forte dunque non posso rimproverarmi molto. La tappa di St. Peter Ording è andata meglio: ho fatto tutto il tabellone delle trials e sono arrivato in finale contro Set Teixeira, che è uno dei brasiliani più forti. Mi ha battuto di pochi punti, comunque c’ero quasi…».
Parlaci delle nuove manovre che hai imparato quest’anno.
«Adesso si lavora molto su manovre con doppi passaggi di barra, come Blind Judge 7 o Slim 7, che sono quelle che al momento contano di più al Mondiale. Ultimamente sto lavorando sul “double half cab”, un trick che è stato inventato da poco. Prendo ancora delle belle botte, però manca poco a chiuderlo…».
Sei l’italiano che più frequenta gli eventi internazionali del VKWC, quindi sei spesso molto vicino ai più grandi del mondo del freestyle. Chi dei migliori di oggi ti impressiona di più?
«Secondo me il “king” rimane sempre Aaron Hadlow: è quello che ha inventato le manovre più tradizionali e poi ha vinto cinque mondiali… Con lui abbiamo fatto una demo in estate sul Lago di Garda per presentare i nuovi materiali North 2016 ed è stato davvero bello allenarmi con lui. Abbiamo anche girato insieme un video che uscirà a breve».
Qualche altro nome?
«Adesso il primo in classifica è Liam Whaley, che ha un bello stile pulito che mi piace. Poi c’è Carlos Mario, “Bebé”, che è stato il primo a fare il triplo handlepass con il kite in potenza. Secondo me è uno dei più forti del momento».
Torni in Brasile per l’inverno. Ormai sei un habitué di quelle parti…
«Questo è il terzo anno che vado. Il Brasile e Paracuru in particolare è uno dei migliori posti al mondo per allenarsi. Lì c’è un reef che provoca sei ore di alta marea e sei ore di bassa marea. Si va dall’acqua piatta, al chop, ai kicker al metro d’onda, che diventano spesso anche due metri… Puoi allenarti insomma in tutte le condizioni».
Quest’anno hai fatto anche la tua prima competizione wave nell’Italiano a Puzziteddu, in Sicilia.
«Sì, visto che mi alleno sempre allo Stagnone e l’evento era qua vicino ho deciso di provare e sono andato anche piuttosto bene. Ho perso nelle heat finali contro Enrico Giordano, che è molto bravo. Non utilizzo molto il surfino in Italia, però in Brasile mi capita di surfare per un’oretta al mattino quando sono stanco del freestyle dei giorni prima, perché mi aiuta a sciogliere i muscoli. E’ in Brasile che ho imparato».
Sei il Campione Italiano in carica da due anni e anche nel ranking del VKWC sei il primo degli italiani. Il che vuol dire anche che sei l’italiano più rappresentativo del freestyle. Senti una certa responsabilità?
«Beh, la cosa mi fa certamente piacere perché se sono il primo vuol dire che sono il più bravo, ma mi spinge anche a migliorarmi continuamente. Sento questa responsabilità soprattutto nei confronti degli atleti italiani più giovani, perché quando sei il primo diventi il loro riferimento. Cercano naturalmente di arrivare al livello del più forte, di prendere a modello l’atleta che ha in repertorio manovre che altri non hanno. Noto che il livello si sta alzando, di conseguenza mi tocca allenarmi parecchio, sennò potrebbe arrivare un giorno il ragazzino che mi batte… (Gianmaria ride, ndr)».
L’obiettivo della prossima stagione?
«Prepararmi per la prima del VKWC che si terrà ancora a Dakhla a marzo ed arrivare almeno nei primi 24 per il main event. Questo è sicuro».
Articolo Redatto da
Daniele Pizzo
Un bilancio della stagione 2015 e i progetti per la prossima
Fresco del titolo italiano freestyle, il terzo in carriera e il secondo consecutivo, il rider di Terracina fa il bilancio della stagione 2015 tra viaggi, allenamenti con il “king” Hadlow, divagazioni nel wave, juniores terribili e il nuovo corso del VKWC
Al momento il volto italiano più rappresentativo del kiteboarding artistico è lui: Gianmaria Coccoluto da Terracina, classe 1993. Quest’anno ha intascato il terzo titolo nazionale dopo quelli del 2014 e del 2012 e si è messo in luce anche nella scena del Mondiale, dove rappresenta il migliore degli italiani. Lo abbiamo incontrato in Sicilia, allo Stagnone, dove è ormai un “local”.
Gianmaria, questo è il terzo titolo italiano che vinci. Ti ci sei abituato?
«No, perché vincere è sempre una bella sensazione ed è bello perché vedi i risultati dei sacrifici che fai. Devo dire però che qualche anno fa era più facile: il livello era sempre alto, ma il numero degli atleti veramente forti era limitato diciamo ai primi cinque. Adesso il livello medio è molto superiore, siamo più numerosi e ci sono anche tra gli juniores degli atleti molto bravi. Faccio due nomi: Andrea Vicari e Francesco Contini. Vicari l’ho incontrato in finale a Porto Botte e se l’è cavata molto bene, anche se era un po’ stanco delle heat precedenti».
Quest’anno il titolo si è deciso in pratica su una sola tappa, con due tappe su tre senza vento. C’è meno gusto?
« In un campionato è certamente più bello fare più tappe, come in tutti gli sport. Quest’anno come l’anno scorso però siamo stati sfortunati. Ma del resto se manca il vento c’è poco da fare…».
E com’è andata la stagione a livello internazionale?
«Devo dire bene. Mi sono allenato tanto tra Brasile in inverno e poi dalla primavera all’autunno in Sicilia, allo Stagnone di Marsala, ed ho imparato un bel po’ di manovre all’altezza del Mondiale VKWC. Nel 2015 ho partecipato a due tappe: a Dakhla, in Marocco, alla prima del calendario, dove sono uscito dopo un paio di heat delle trials. Però mancava poco per entrare nel main event. Sono uscito contro Jerrie van de Kop, che comunque è un rider molto forte dunque non posso rimproverarmi molto. La tappa di St. Peter Ording è andata meglio: ho fatto tutto il tabellone delle trials e sono arrivato in finale contro Set Teixeira, che è uno dei brasiliani più forti. Mi ha battuto di pochi punti, comunque c’ero quasi…».
Parlaci delle nuove manovre che hai imparato quest’anno.
«Adesso si lavora molto su manovre con doppi passaggi di barra, come Blind Judge 7 o Slim 7, che sono quelle che al momento contano di più al Mondiale. Ultimamente sto lavorando sul “double half cab”, un trick che è stato inventato da poco. Prendo ancora delle belle botte, però manca poco a chiuderlo…».
Sei l’italiano che più frequenta gli eventi internazionali del VKWC, quindi sei spesso molto vicino ai più grandi del mondo del freestyle. Chi dei migliori di oggi ti impressiona di più?
«Secondo me il “king” rimane sempre Aaron Hadlow: è quello che ha inventato le manovre più tradizionali e poi ha vinto cinque mondiali… Con lui abbiamo fatto una demo in estate sul Lago di Garda per presentare i nuovi materiali North 2016 ed è stato davvero bello allenarmi con lui. Abbiamo anche girato insieme un video che uscirà a breve».
Qualche altro nome?
«Adesso il primo in classifica è Liam Whaley, che ha un bello stile pulito che mi piace. Poi c’è Carlos Mario, “Bebé”, che è stato il primo a fare il triplo handlepass con il kite in potenza. Secondo me è uno dei più forti del momento».
Torni in Brasile per l’inverno. Ormai sei un habitué di quelle parti…
«Questo è il terzo anno che vado. Il Brasile e Paracuru in particolare è uno dei migliori posti al mondo per allenarsi. Lì c’è un reef che provoca sei ore di alta marea e sei ore di bassa marea. Si va dall’acqua piatta, al chop, ai kicker al metro d’onda, che diventano spesso anche due metri… Puoi allenarti insomma in tutte le condizioni».
Quest’anno hai fatto anche la tua prima competizione wave nell’Italiano a Puzziteddu, in Sicilia.
«Sì, visto che mi alleno sempre allo Stagnone e l’evento era qua vicino ho deciso di provare e sono andato anche piuttosto bene. Ho perso nelle heat finali contro Enrico Giordano, che è molto bravo. Non utilizzo molto il surfino in Italia, però in Brasile mi capita di surfare per un’oretta al mattino quando sono stanco del freestyle dei giorni prima, perché mi aiuta a sciogliere i muscoli. E’ in Brasile che ho imparato».
Sei il Campione Italiano in carica da due anni e anche nel ranking del VKWC sei il primo degli italiani. Il che vuol dire anche che sei l’italiano più rappresentativo del freestyle. Senti una certa responsabilità?
«Beh, la cosa mi fa certamente piacere perché se sono il primo vuol dire che sono il più bravo, ma mi spinge anche a migliorarmi continuamente. Sento questa responsabilità soprattutto nei confronti degli atleti italiani più giovani, perché quando sei il primo diventi il loro riferimento. Cercano naturalmente di arrivare al livello del più forte, di prendere a modello l’atleta che ha in repertorio manovre che altri non hanno. Noto che il livello si sta alzando, di conseguenza mi tocca allenarmi parecchio, sennò potrebbe arrivare un giorno il ragazzino che mi batte… (Gianmaria ride, ndr)».
L’obiettivo della prossima stagione?
«Prepararmi per la prima del VKWC che si terrà ancora a Dakhla a marzo ed arrivare almeno nei primi 24 per il main event. Questo è sicuro».
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