26 Febbraio 2015

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Andrea Ragazzoni: Datemi 20 nodi e in gara vi stupirò

di: Redazione Kitesurfing

Il giovane kiter romano tra i più promettenti nella disciplina del Freestyle si prepara ad affrontare la nuova stagione agonistica. Ha un nuovo sponsor, ottima forma fisica ed è più agguerrito che mai a combattere per il titolo italiano.

Intervista

 Anche nel kitesurf, come in tutti gli sport, ci sono i campioni, gli atleti premiati sui campi di regata che vedono ricompensato dal podio e dalle vittorie tutto il tempo dedicato agli allenamenti, alle uscite e  i 1.000  sacrifici fatti per trasformare un sogno in realtà. Poi ci sono quelli che campioni ancora non lo sono, le cosiddette giovani promesse, ragazzi che hanno da poco superato la linea d’ombra del semplice divertimento e che decidono di fare sul serio, di investire nella propria passione e, da atleti, sono lì, ancora immersi in un limbo di incertezza, ma pronti e determinati a puntare il più in alto possibile, per respirare anche loro il meraviglioso odore della vittoria.

Una di queste giovani promesse nella disciplina del Freestyle è sicuramente Andrea Ragazzoni, classe 1992, un kiter romano che già da qualche stagione si è fatto notare nelle tappe del Campionato Italiano per il talento e il suo stile radicale. In questa intervista ci racconta la sua esperienza nel mondo agonistico, gli allenamenti e il suo particolare approccio alle gare in vista della stagione 2005 che lo vede accanto ai nuovi sponsor Ozone e FoxKite.

– Andrea come e quando sei diventato un pro rider?

«Sono sempre stato un grande amante degli sport acquatici che mi permettono di stare al mare, di vivere la spiaggia e di frequentare gli amici. Ho iniziato da giovanissimo prima con la vela, quindi con il windsurf; poi nel 2005 ho scoperto il kitesurf che è una perfetta sintesi degli altri sport perché condensa la navigazione a vela con l’adrenalina del windsurf, a cui si aggiungono salti e acrobazie incredibili. Mi è piaciuto subito tantissimo e ho cominciato a praticarlo un po’ come tutti i ragazzi per gioco: dopo la scuola papà mi portava al mare e facevo le mie uscite che per me erano esclusivamente libera espressione e divertimento. Poi nel 2010 ho fatto un viaggio in Brasile e grazie al mio amico Alberto Rondina mi sono avvicinato alla disciplina del freestyle, ho iniziato a cimentarmi con le prime manovre e vedendo che ero portato e che progredivo facilmente ho deciso di investire qualcosa in più in questo sport e così l’anno dopo nel 2011 mi sono iscritto al Campionato Italiano».

– E come è stato il tuo ingresso in questa avventura agonistica a 19 anni?

«Beh, l’anno del debutto in una tappa estiva sul lago di Como mi sono subito reso conto che avevo bisogno ancora di allenarmi per essere competitivo e ho passato i mesi successivi a lavorare sulle manovre. Mi è servito perché nella stagione successiva, nel 2012, sono arrivato alle gare nazionali più pronto e pur senza ottenere piazzamenti esagerati mi sentivo in crescita. Poi sempre in quell’anno ho conquistato un quarto posto all’E-Vento in Sardegna, una gara che pur non essendo valida per il titolo era comunque di livello nazionale ed è stata per me una grande soddisfazione. Nel 2013 dopo avere preso parte ad alcune gare, purtroppo ho avuto un infortunio al ginocchio che ha pregiudicato il resto della stagione. Infine nel 2014 dopo una tappa senza vento a Vindicio, è andata meglio a Talamone dove  ho superato un paio di heat e poi nell’ultima tappa a Porto Botte, in Sardegna, finalmente si è gareggiato con 20 nodi e lì ho guadagnato posizioni fino a chiudere il Campionato italiano in quarta posizione, pari merito con Giacomo Barberi».

 Oggi dopo queste esperienze ti senti un atleta più maturo?

«Sì, certo. Naturalmente quando si debutta in un circuito agonistico ci si confronta con atleti più esperti che hanno già buoni piazzamenti nelle ranking list e non è facile raggiungere subito buone posizioni. Occorre fare esperienza, anche proprio di gara, rimanere concentrati: si tratta di un percorso in cui vedi il tuo livello crescere progressivamente in ogni evento. Alla fine dopo quattro stagioni sento di avere raggiunto un buon livello tecnico. Certo soffro un po’ i venti deboli dato che peso 85 chilogrammi a differenza di altri atleti che sono sui 60, massimo 75 chili, decisamente più favoriti nelle brezze leggere. Gli organizzatori delle gare chiamano le heat già con 12 nodi e io purtroppo non mi esprimo al meglio senza una trazione potente. A me serve il vento forte e finora non ho mai disputato una gara con queste condizioni».

– Puoi descriverci il tuo stile personale di rider?

«Come dicevo la una parte la mia stazza mi penalizza, però con le condizioni giuste si rivela anche un bel vantaggio perchè mi consente di utilizzare ali più grandi ed eseguire manovre in potenza che poi sono quelle a me più congeniali, quelle che rappresentano il mio stile in acqua. La mia idea di kite è sempre stata “andare grosso”, in potenza, essere soprainvelato, mi sono sempre piaciute le manovre radicali, molto più simili al wake. Sono stato uno dei primi in Italia a utilizzare i binding con gli amici che mi prendevano in giro, poi adesso li usano tutti. La mia fortuna è che questa filosofia di kite coincide sempre di più con la direzione in cui sta andando l’attuale circuito agonistico».

 – Spiegati meglio…

«Guarda per esempio come sono cambiati ultimamente i parametri di valutazione nelle gare da parte degli arbitri: fino a poco tempo fa ciascun atleta nelle heat poteva eseguire un numero illimitato di manovre, ognuna valutata con un punteggio assegnato in base a diversi parametri compreso il coefficiente di difficoltà; oggi invece si è introdotto un limite massimo di 12 manovre per ogni session delle quali le 7 migliori vengono valutate ai fini della classifica in base a tre parametri: stile, potenza e tecnica. Ecco, io da quando gareggio ho sempre avuto l’obiettivo di chiudere poche manovre, ma esplosive e fatte bene tecnicamente. Quindi mi sento perfettamente a mio agio con quei parametri».

– Quali sono attualmente le tue manovre preferite?

«Sicuramente il Kgb, un trick che faccio da tanto tempo e mi piace molto. Si tratta di una tipica manovra da wakeboard e negli anni l’ho non solo perfezionata, ma anche personalizzata aggiungendoci dei grab e cercando di shiftare la tavola. Poi mi piacciono il Blind Judge e il Low Mobe, in questi mesi sto provando a fare il Front Blind Mobe che sarebbe un Front Mobe, ma più ritardato. Ormai mi sto concentro sulla personalizzazione delle manovre, un po’ come si vede fare ormai dagli atleti del Pkra: cerco di aggiungere grab sia prima che dopo il passaggio di barra, oppure tenere il kite più basso possibile quindi entrare in manovra molto veloce ed eseguire atterraggi potenti. Fino ad adesso questa strategia di gara mi sembra venga premiata».

– Da quando sei un atleta ti alleni da solo o hai un couch?

«In genere esco con alcuni atleti e amici, come Emanuele Minutello, e devo dire che lavorare insieme è molto stimolante, ci si motiva a vicenda e si progredisce più velocemente. Poi ho un fisioterapista che mi aiuta a recuperare lo stress fisico e i piccoli traumi che si accumulano durante le uscite e un preparatore atletico con cui mi alleno in palestra quando non c’è vento».

– Quali sono i tuoi spot preferiti?

«Mi alleno prevalentemente sul litorale romano, in estate a Marina di San Nicola, mentre negli altri mesi esco a Passoscuro,a  Maccarese, a Tarquinia, ad Anzio, vado dove c’è più vento e mare possibilmente piatto».

– Vai anche all’estero?

«Uno o due viaggi l’anno riesco sempre a farli, in Brasile non ci vado da due anni e mi manca molto anche a livello personale, emotivo, perché lì è cominciato tutto in un certo senso ci tornerò sicuramente. Poi mi sono allenato anche in Venezuela, sono stato molte volte in Egitto perché è caldo, vicino all’Italia, economico e c’è sempre vento. Il posto più bello è sicuramente Seahorse Bay, che sta tra Hurgada ed El Gouna: è un paradiso perché c’è una laguna enorme dove puoi fare kitesurf in tranquillità con acqua piattissima. Purtroppo i viaggi sono una voce di spesa costosa per un kiter, ma adesso ho avuto la fortuna di entrare nel team di KiteWorld Wide, un tour operator specializzato in questo tipo di viaggi e quindi con loro sarò impegnato con stage e clinic in posto esotici, dove potrò spero anche allenarmi».

 Nel 2015 sei entrato nel team di Ozone e FoxKite, qual’è il tuo rapporto con gli sponsor?

«Finora sono sempre stato con marchi che mi davano i kite scontati e stop, il loro lavoro finiva lì. Poi a fine stagione li vendevo per ripagarmi le spese, ma quasi mai alla fine andavo in paro. Peraltro gli sconti che fanno a un professionista come me sono uguali agli appassionati che fanno qualche gara, quindi devo dire il supporto è veramente poco. La verità è che il kitesurf non è il calcio e tutte le spese ricadono sulle spalle degli atleti: uscite, allenamenti, viaggi, iscrizioni alle competizioni. Anche il supporto della federazione è limitato. Alla fine il mio più grande sponsor è sempre stata la mia famiglia. Adesso sono entrato nella grande famiglia di Ozone e Foxkite che mi supportano di più e con i quali spero di fare grandi cose in questa stagione. Per esempio io sono pesante e ho bisogno di vele grandi che però sono più costose e non avevo mai potuto comprarle: calcola che una 17 metri costa circa 2.100 euro di listino e nonostante lo sconto costa comunque parecchio e non me la potevo permettere.  La Ozone adesso mi ha dato un’ala da 17 metri Zephir, specifica per venti leggeri con cui si riesce a manovrare già con 10-11 nodi: è un bel passo in avanti!».

– Quali sono i tuoi obiettivi per questo 2015?

I«l mio obiettivo è allenarmi sempre di più, il ginocchio ha recuperato bene, la forma fisica c’è. Vorrei migliorarmi in gara, cercare di andare ogni volta più avanti possibile, sicuramente sarò a tutte le tappe del Campionato Italiano, poi se rifanno una tappa europea vorrei iscrivermi anche lì, visto che l’anno scorso a Gizzeria, in Calabria, sono andato piuttosto bene. Mi piacerebbe fare anche la prima tappa del mondiale però la vedo dura, non mi sono allenato abbastanza quest’inverno e lì il livello è veramente alto».

 Hai un sito personale dove ti si può seguire?

«Per il momento ho solo un profilo personale su Facebook e devo dire che è molto bello avere la possibilità di essere supportato da amici e fan che mi seguono. Sono loro che alla fine mi danno la voglia di andare avanti. La mia idea è di avere presto anche un sito personale e una pagina dedicata ai fan su Facebook ma prima voglio centrare qualche bella vittoria».

– A proposito di famiglia, cosa ti dicono i tuoi genitori?

«Mio padre dice che devo studiare. Ma io continuo imperterrito nel mio sogno».

Oltre a Ozone e FoxKite, ho un altro nuovo sponsor che mi sta dando un grande supporto. Si tratta di Tona che tra l’altro mi da la possibilità di allenarmi nel kite park LevelUpKite  www.levelupkite.com che ha appena aperto a Sant’Antioco, in Sardegna, una laguna di acqua piatta con strutture da wake come kicker e rail per il kite

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Intervista

 Anche nel kitesurf, come in tutti gli sport, ci sono i campioni, gli atleti premiati sui campi di regata che vedono ricompensato dal podio e dalle vittorie tutto il tempo dedicato agli allenamenti, alle uscite e  i 1.000  sacrifici fatti per trasformare un sogno in realtà. Poi ci sono quelli che campioni ancora non lo sono, le cosiddette giovani promesse, ragazzi che hanno da poco superato la linea d’ombra del semplice divertimento e che decidono di fare sul serio, di investire nella propria passione e, da atleti, sono lì, ancora immersi in un limbo di incertezza, ma pronti e determinati a puntare il più in alto possibile, per respirare anche loro il meraviglioso odore della vittoria.

Una di queste giovani promesse nella disciplina del Freestyle è sicuramente Andrea Ragazzoni, classe 1992, un kiter romano che già da qualche stagione si è fatto notare nelle tappe del Campionato Italiano per il talento e il suo stile radicale. In questa intervista ci racconta la sua esperienza nel mondo agonistico, gli allenamenti e il suo particolare approccio alle gare in vista della stagione 2005 che lo vede accanto ai nuovi sponsor Ozone e FoxKite.

– Andrea come e quando sei diventato un pro rider?

«Sono sempre stato un grande amante degli sport acquatici che mi permettono di stare al mare, di vivere la spiaggia e di frequentare gli amici. Ho iniziato da giovanissimo prima con la vela, quindi con il windsurf; poi nel 2005 ho scoperto il kitesurf che è una perfetta sintesi degli altri sport perché condensa la navigazione a vela con l’adrenalina del windsurf, a cui si aggiungono salti e acrobazie incredibili. Mi è piaciuto subito tantissimo e ho cominciato a praticarlo un po’ come tutti i ragazzi per gioco: dopo la scuola papà mi portava al mare e facevo le mie uscite che per me erano esclusivamente libera espressione e divertimento. Poi nel 2010 ho fatto un viaggio in Brasile e grazie al mio amico Alberto Rondina mi sono avvicinato alla disciplina del freestyle, ho iniziato a cimentarmi con le prime manovre e vedendo che ero portato e che progredivo facilmente ho deciso di investire qualcosa in più in questo sport e così l’anno dopo nel 2011 mi sono iscritto al Campionato Italiano».

– E come è stato il tuo ingresso in questa avventura agonistica a 19 anni?

«Beh, l’anno del debutto in una tappa estiva sul lago di Como mi sono subito reso conto che avevo bisogno ancora di allenarmi per essere competitivo e ho passato i mesi successivi a lavorare sulle manovre. Mi è servito perché nella stagione successiva, nel 2012, sono arrivato alle gare nazionali più pronto e pur senza ottenere piazzamenti esagerati mi sentivo in crescita. Poi sempre in quell’anno ho conquistato un quarto posto all’E-Vento in Sardegna, una gara che pur non essendo valida per il titolo era comunque di livello nazionale ed è stata per me una grande soddisfazione. Nel 2013 dopo avere preso parte ad alcune gare, purtroppo ho avuto un infortunio al ginocchio che ha pregiudicato il resto della stagione. Infine nel 2014 dopo una tappa senza vento a Vindicio, è andata meglio a Talamone dove  ho superato un paio di heat e poi nell’ultima tappa a Porto Botte, in Sardegna, finalmente si è gareggiato con 20 nodi e lì ho guadagnato posizioni fino a chiudere il Campionato italiano in quarta posizione, pari merito con Giacomo Barberi».

 Oggi dopo queste esperienze ti senti un atleta più maturo?

«Sì, certo. Naturalmente quando si debutta in un circuito agonistico ci si confronta con atleti più esperti che hanno già buoni piazzamenti nelle ranking list e non è facile raggiungere subito buone posizioni. Occorre fare esperienza, anche proprio di gara, rimanere concentrati: si tratta di un percorso in cui vedi il tuo livello crescere progressivamente in ogni evento. Alla fine dopo quattro stagioni sento di avere raggiunto un buon livello tecnico. Certo soffro un po’ i venti deboli dato che peso 85 chilogrammi a differenza di altri atleti che sono sui 60, massimo 75 chili, decisamente più favoriti nelle brezze leggere. Gli organizzatori delle gare chiamano le heat già con 12 nodi e io purtroppo non mi esprimo al meglio senza una trazione potente. A me serve il vento forte e finora non ho mai disputato una gara con queste condizioni».

– Puoi descriverci il tuo stile personale di rider?

«Come dicevo la una parte la mia stazza mi penalizza, però con le condizioni giuste si rivela anche un bel vantaggio perchè mi consente di utilizzare ali più grandi ed eseguire manovre in potenza che poi sono quelle a me più congeniali, quelle che rappresentano il mio stile in acqua. La mia idea di kite è sempre stata “andare grosso”, in potenza, essere soprainvelato, mi sono sempre piaciute le manovre radicali, molto più simili al wake. Sono stato uno dei primi in Italia a utilizzare i binding con gli amici che mi prendevano in giro, poi adesso li usano tutti. La mia fortuna è che questa filosofia di kite coincide sempre di più con la direzione in cui sta andando l’attuale circuito agonistico».

 – Spiegati meglio…

«Guarda per esempio come sono cambiati ultimamente i parametri di valutazione nelle gare da parte degli arbitri: fino a poco tempo fa ciascun atleta nelle heat poteva eseguire un numero illimitato di manovre, ognuna valutata con un punteggio assegnato in base a diversi parametri compreso il coefficiente di difficoltà; oggi invece si è introdotto un limite massimo di 12 manovre per ogni session delle quali le 7 migliori vengono valutate ai fini della classifica in base a tre parametri: stile, potenza e tecnica. Ecco, io da quando gareggio ho sempre avuto l’obiettivo di chiudere poche manovre, ma esplosive e fatte bene tecnicamente. Quindi mi sento perfettamente a mio agio con quei parametri».

– Quali sono attualmente le tue manovre preferite?

«Sicuramente il Kgb, un trick che faccio da tanto tempo e mi piace molto. Si tratta di una tipica manovra da wakeboard e negli anni l’ho non solo perfezionata, ma anche personalizzata aggiungendoci dei grab e cercando di shiftare la tavola. Poi mi piacciono il Blind Judge e il Low Mobe, in questi mesi sto provando a fare il Front Blind Mobe che sarebbe un Front Mobe, ma più ritardato. Ormai mi sto concentro sulla personalizzazione delle manovre, un po’ come si vede fare ormai dagli atleti del Pkra: cerco di aggiungere grab sia prima che dopo il passaggio di barra, oppure tenere il kite più basso possibile quindi entrare in manovra molto veloce ed eseguire atterraggi potenti. Fino ad adesso questa strategia di gara mi sembra venga premiata».

– Da quando sei un atleta ti alleni da solo o hai un couch?

«In genere esco con alcuni atleti e amici, come Emanuele Minutello, e devo dire che lavorare insieme è molto stimolante, ci si motiva a vicenda e si progredisce più velocemente. Poi ho un fisioterapista che mi aiuta a recuperare lo stress fisico e i piccoli traumi che si accumulano durante le uscite e un preparatore atletico con cui mi alleno in palestra quando non c’è vento».

– Quali sono i tuoi spot preferiti?

«Mi alleno prevalentemente sul litorale romano, in estate a Marina di San Nicola, mentre negli altri mesi esco a Passoscuro,a  Maccarese, a Tarquinia, ad Anzio, vado dove c’è più vento e mare possibilmente piatto».

– Vai anche all’estero?

«Uno o due viaggi l’anno riesco sempre a farli, in Brasile non ci vado da due anni e mi manca molto anche a livello personale, emotivo, perché lì è cominciato tutto in un certo senso ci tornerò sicuramente. Poi mi sono allenato anche in Venezuela, sono stato molte volte in Egitto perché è caldo, vicino all’Italia, economico e c’è sempre vento. Il posto più bello è sicuramente Seahorse Bay, che sta tra Hurgada ed El Gouna: è un paradiso perché c’è una laguna enorme dove puoi fare kitesurf in tranquillità con acqua piattissima. Purtroppo i viaggi sono una voce di spesa costosa per un kiter, ma adesso ho avuto la fortuna di entrare nel team di KiteWorld Wide, un tour operator specializzato in questo tipo di viaggi e quindi con loro sarò impegnato con stage e clinic in posto esotici, dove potrò spero anche allenarmi».

 Nel 2015 sei entrato nel team di Ozone e FoxKite, qual’è il tuo rapporto con gli sponsor?

«Finora sono sempre stato con marchi che mi davano i kite scontati e stop, il loro lavoro finiva lì. Poi a fine stagione li vendevo per ripagarmi le spese, ma quasi mai alla fine andavo in paro. Peraltro gli sconti che fanno a un professionista come me sono uguali agli appassionati che fanno qualche gara, quindi devo dire il supporto è veramente poco. La verità è che il kitesurf non è il calcio e tutte le spese ricadono sulle spalle degli atleti: uscite, allenamenti, viaggi, iscrizioni alle competizioni. Anche il supporto della federazione è limitato. Alla fine il mio più grande sponsor è sempre stata la mia famiglia. Adesso sono entrato nella grande famiglia di Ozone e Foxkite che mi supportano di più e con i quali spero di fare grandi cose in questa stagione. Per esempio io sono pesante e ho bisogno di vele grandi che però sono più costose e non avevo mai potuto comprarle: calcola che una 17 metri costa circa 2.100 euro di listino e nonostante lo sconto costa comunque parecchio e non me la potevo permettere.  La Ozone adesso mi ha dato un’ala da 17 metri Zephir, specifica per venti leggeri con cui si riesce a manovrare già con 10-11 nodi: è un bel passo in avanti!».

– Quali sono i tuoi obiettivi per questo 2015?

I«l mio obiettivo è allenarmi sempre di più, il ginocchio ha recuperato bene, la forma fisica c’è. Vorrei migliorarmi in gara, cercare di andare ogni volta più avanti possibile, sicuramente sarò a tutte le tappe del Campionato Italiano, poi se rifanno una tappa europea vorrei iscrivermi anche lì, visto che l’anno scorso a Gizzeria, in Calabria, sono andato piuttosto bene. Mi piacerebbe fare anche la prima tappa del mondiale però la vedo dura, non mi sono allenato abbastanza quest’inverno e lì il livello è veramente alto».

 Hai un sito personale dove ti si può seguire?

«Per il momento ho solo un profilo personale su Facebook e devo dire che è molto bello avere la possibilità di essere supportato da amici e fan che mi seguono. Sono loro che alla fine mi danno la voglia di andare avanti. La mia idea è di avere presto anche un sito personale e una pagina dedicata ai fan su Facebook ma prima voglio centrare qualche bella vittoria».

– A proposito di famiglia, cosa ti dicono i tuoi genitori?

«Mio padre dice che devo studiare. Ma io continuo imperterrito nel mio sogno».

Oltre a Ozone e FoxKite, ho un altro nuovo sponsor che mi sta dando un grande supporto. Si tratta di Tona che tra l’altro mi da la possibilità di allenarmi nel kite park LevelUpKite  www.levelupkite.com che ha appena aperto a Sant’Antioco, in Sardegna, una laguna di acqua piatta con strutture da wake come kicker e rail per il kite

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