GKA Kitesurf World Cup Report: il podio di…
Gka kite surf world cup: ecco il report del podio a Capoverde! Podio chiuso per i al termine di una gara sulle onde di
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20 Ottobre 2008
L’Airbus A 300 della Lufthansa decolla dall’aeroporto di Fiumicino, è il mattino del giorno 11.10. Osservo sotto di me la costa laziale, il mare è calmo, e ciò non costituisce certo una novità. Ora nel Pacifico è iniziata la swell season, la stagione delle mareggiate che si protrarrà fino ad Aprile. Il viaggio è lungo ma l’entusiasmo è alle stelle. L’atterraggio a Francoforte avviene nella nebbia. Poi ci imbarchiamo sul “solito” Boeing 747/400 velivolo sul quale ho speso nella mia vita molte ore.
Durante la lunga tratta atlantica rifletto sui tanti eventi che nel 2008 hanno caratterizzato la mia vita. Dal Jumbo osservo l’enorme distesa di ghiaccio dell’isola di Baffin, è uno spettacolo mozzafiato. Sono fortunato ad essere qui, a vivere questo momento, me lo merito fino in fondo e soprattutto ne ho bisogno.
Tra qualche ora lo scenario cambierà radicalmente. Alle distese di ghiaccio si sostituiranno gli scenari dei grandi vulcani hawaiani circondati dal blu intenso del Pacifico. Più tardi dopo le montagne rocciose nello stato dell’Oregon ecco uno dei windsurfing e kiteboarding spot più strani, il Columbia River Gorge. Posso distinguere The Hatchery una delle principali aree di lancio. Su questa tratta del fiume Columbia il vento soffia tanto forte da alzare, a volte, chopponi non frangenti di 3 metri! Qui si svolge annualmente una delle gare di kite più importanti degli Stati Uniti. Durante la discesa verso San Francisco osservo distintamente uno dei tempi sacri del surfing mondiale Half Moon Bay, ovvero Mavericks, scoperto dal leggendario Jeff Clark e divenuto uno degli spot più radicali e pericolosi del pianeta. Onde potentissime (70 feet plus..) forti correnti, Carcharodon Carcharias (squali bianchi), The Bone yard (l’ossario, caratterizzato da rocce giusto lungo la direzione delle swell…) acqua freddissima, c’è bisogno di aggiungere altro?
Poi, lungo il sentiero di discesa, proprio al di sotto, nella Bay Area, ecco un kiter, l’ala dai colori sembra una North. Quasi per salutarci lo vedo saltare e roteare. Lì per lì lo invidio ma subito dopo realizzo, “sto andando a Maui!!!!”. OK, si atterra.
Dopo le pratiche relative all’immigration “ravanando” all’interno dell’aeroporto di San Francisco vengo colpito da una mostra di fantascienza incentrata su giocattoli e gadget. Mi stropiccio gli occhi, da lontano riconosco chiaramente l’X7 un missile giocattolo giapponese che mi fu regalato da mio padre quando avevo sette anni! Non posso crederci, vicino riconosco anche la navicella che fu regalata nella medesima circostanza a mio fratello. Nella mia mente si accavallano ricordi così forti che non avrei mai pensato di provare in tale circostanza e, per un attimo osservando l’X7, è come se fossi tornato bambino.
Dopo due ore di attesa ci imbarchiamo per l’ultimo leg e quando il 757 della United stacca le ruote dall’aeroporto di Frisco mi sento già a casa. Il viaggio prevede soste di tre ore a connection e così il fuso orario e la stanchezza si fanno sentire, tanto che lasciate sulla destra le Farallon Island (una delle aree protette per la riproduzione dell squalo bianco) crollo ed inizio a dormire come un sasso. Ma quando il Com.te del Boeing annuncia la fase di discesa verso l’aeroporto di Kahului ecco che le forze tornano all’improvviso ed è sicuro voglio godermi ogni secondo della fase di approccio. E così il 757 entra nella Valley island lasciandosi sulla sinistra Haiku ed il vulcano Haleakala ed andando a fare la virata base proprio su Kihei aka (also known as) Speed Beach. Il sentiero prescelto (prua al vento) mostra chiaramente che l’aliseo (trade wind) sta soffiando! Welcome to Maui! L’atterraggio è morbido. Come usciamo dal velivolo i profumi caratteristici di Maui ci pervadono così come la temperatura dell’aria molto caratteristica. Sono tornato a casa, sono tornato nel luogo dove trascorrerei, se potessi, ogni attimo della mia vita. Ora mi attendono nell’Oceano mille avventure. Ma di questo ve ne parlerò un’altra volta. Un salutone a tutti dalle Hawaii. Aloha and Gospeed.
L’Airbus A 300 della Lufthansa decolla dall’aeroporto di Fiumicino, è il mattino del giorno 11.10. Osservo sotto di me la costa laziale, il mare è calmo, e ciò non costituisce certo una novità. Ora nel Pacifico è iniziata la swell season, la stagione delle mareggiate che si protrarrà fino ad Aprile. Il viaggio è lungo ma l’entusiasmo è alle stelle. L’atterraggio a Francoforte avviene nella nebbia. Poi ci imbarchiamo sul “solito” Boeing 747/400 velivolo sul quale ho speso nella mia vita molte ore.
Durante la lunga tratta atlantica rifletto sui tanti eventi che nel 2008 hanno caratterizzato la mia vita. Dal Jumbo osservo l’enorme distesa di ghiaccio dell’isola di Baffin, è uno spettacolo mozzafiato. Sono fortunato ad essere qui, a vivere questo momento, me lo merito fino in fondo e soprattutto ne ho bisogno.
Tra qualche ora lo scenario cambierà radicalmente. Alle distese di ghiaccio si sostituiranno gli scenari dei grandi vulcani hawaiani circondati dal blu intenso del Pacifico. Più tardi dopo le montagne rocciose nello stato dell’Oregon ecco uno dei windsurfing e kiteboarding spot più strani, il Columbia River Gorge. Posso distinguere The Hatchery una delle principali aree di lancio. Su questa tratta del fiume Columbia il vento soffia tanto forte da alzare, a volte, chopponi non frangenti di 3 metri! Qui si svolge annualmente una delle gare di kite più importanti degli Stati Uniti. Durante la discesa verso San Francisco osservo distintamente uno dei tempi sacri del surfing mondiale Half Moon Bay, ovvero Mavericks, scoperto dal leggendario Jeff Clark e divenuto uno degli spot più radicali e pericolosi del pianeta. Onde potentissime (70 feet plus..) forti correnti, Carcharodon Carcharias (squali bianchi), The Bone yard (l’ossario, caratterizzato da rocce giusto lungo la direzione delle swell…) acqua freddissima, c’è bisogno di aggiungere altro?
Poi, lungo il sentiero di discesa, proprio al di sotto, nella Bay Area, ecco un kiter, l’ala dai colori sembra una North. Quasi per salutarci lo vedo saltare e roteare. Lì per lì lo invidio ma subito dopo realizzo, “sto andando a Maui!!!!”. OK, si atterra.
Dopo le pratiche relative all’immigration “ravanando” all’interno dell’aeroporto di San Francisco vengo colpito da una mostra di fantascienza incentrata su giocattoli e gadget. Mi stropiccio gli occhi, da lontano riconosco chiaramente l’X7 un missile giocattolo giapponese che mi fu regalato da mio padre quando avevo sette anni! Non posso crederci, vicino riconosco anche la navicella che fu regalata nella medesima circostanza a mio fratello. Nella mia mente si accavallano ricordi così forti che non avrei mai pensato di provare in tale circostanza e, per un attimo osservando l’X7, è come se fossi tornato bambino.
Dopo due ore di attesa ci imbarchiamo per l’ultimo leg e quando il 757 della United stacca le ruote dall’aeroporto di Frisco mi sento già a casa. Il viaggio prevede soste di tre ore a connection e così il fuso orario e la stanchezza si fanno sentire, tanto che lasciate sulla destra le Farallon Island (una delle aree protette per la riproduzione dell squalo bianco) crollo ed inizio a dormire come un sasso. Ma quando il Com.te del Boeing annuncia la fase di discesa verso l’aeroporto di Kahului ecco che le forze tornano all’improvviso ed è sicuro voglio godermi ogni secondo della fase di approccio. E così il 757 entra nella Valley island lasciandosi sulla sinistra Haiku ed il vulcano Haleakala ed andando a fare la virata base proprio su Kihei aka (also known as) Speed Beach. Il sentiero prescelto (prua al vento) mostra chiaramente che l’aliseo (trade wind) sta soffiando! Welcome to Maui! L’atterraggio è morbido. Come usciamo dal velivolo i profumi caratteristici di Maui ci pervadono così come la temperatura dell’aria molto caratteristica. Sono tornato a casa, sono tornato nel luogo dove trascorrerei, se potessi, ogni attimo della mia vita. Ora mi attendono nell’Oceano mille avventure. Ma di questo ve ne parlerò un’altra volta. Un salutone a tutti dalle Hawaii. Aloha and Gospeed.
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