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Per la giovane atleta lombarda del freestyle si aprono le porte del professionismo grazie al supporto della famiglia e degli sponsor
Nell’anno della coesistenza dei mondiali IKA – WKL e della palpabile confusione che regna tra chi segue il kitesurf freestyle, qualcuno con le idee chiare c’è: è Greta Menardo, la giovane e già nota rider lombarda volto femminile da tre anni a questa parte di Switch, il marchio creato dal rider neozelandese Marc Jacobs.
E’ la più giovane della pattuglia di italiani, capitanata dai campioni nazionali Francesca Bagnoli e Gianmaria Coccoluto, che affronterà la seconda tappa sull’isola di Fehmarn, in Germania, della World Kiteboarding League, il circuito creato dagli stessi atleti.
Costretta a rimanere ferma per otto mesi, da agosto ad aprile, per via un infortunio al ginocchio, per la 18enne atleta lombarda si apre adesso un programma che nei prossimi due anni la vedrà coinvolta a tempo pieno nel kite freestyle.
«Ho avuto la fortuna di essere sempre stata sostenuta dalla mia famiglia e dai miei sponsor, Switch e Brunotti, che quando finirò la scuola mi daranno la possibilità di diventare una “professional” ed affrontare anche economicamente tutto il circuito mondiale per i prossimi due anni in cui mi allenerò e gareggerò prima di pensare agli studi universitari. Il programma dei prossimi mesi prevede allenamenti da luglio fino ad ottobre allo Stagnone, in Sicilia, quello che penso sia il posto migliore per allenarsi. Poi mi sposterò in Brasile e a fine anno da qualche altra parte fino alla vigilia della prima tappa del 2017».
Pensi di essere all’altezza del mondiale?
«Spero intanto di farcela a competere e raggiungere il livello di atlete che si allenano tutti i giorni da anni, mentre io per via degli studi ho avuto sinora un po’ di difficoltà a farlo a tempo pieno. Vivendo a Lodi sono costretta a spostarmi per andare in acqua ma per fortuna in famiglia siamo tutti sportivi, anche se tra tutti la kiter sono solo io. Loro mi guardano dalla spiaggia, da nove anni a questa parte. Oltre alla famiglia per fortuna ho anche il supporto degli sponsor che è essenziale per la carriera, anche perché il kite è uno sport costoso e c’è bisogno di un sostegno».
Cosa pensi della situazione attuale?
«Non sono del tutto addentro quest’anno perché è la prima e unica tappa che farò nel 2016 – spiega Greta. Però, parlando dal punto di vista dei rider, immagino che nessuno può ritenersi soddisfatto dal momento che dovendo gli atleti vivere di questo “lavoro”, una confusione del genere non contribuisce di certo a creare un ambiente ideale. Penso e spero che negli anni prossimi la situazione cambierà e che si arrivi ad un unico circuito, non come i due attuali in cui alcuni scelgono di aderire ed altri no. Vorrei un circuito molto più serio e, si spera, anche ben retribuito. Sembra che la nuova organizzazione WKL sia molto promettente. Se ne sono dette tante, si spera che questa sia la volta buona».
Dopo il kite?
«L’università, però sono convinta di poter proseguire la carriera sportiva e quella universitaria insieme. Forse mi iscriverò ad università estera, forse in America o in Australia, le opzioni sono tante. Mi piace soprattutto economia, ma trovo interessanti anche psicologia o neurologia, che però è un po’ impegnativa. Deciderò in questi due anni, tanto c’è tempo anche per cambiare idea».
Articolo redatto da DANIELE PIZZO
Per la giovane atleta lombarda del freestyle si aprono le porte del professionismo grazie al supporto della famiglia e degli sponsor
Nell’anno della coesistenza dei mondiali IKA – WKL e della palpabile confusione che regna tra chi segue il kitesurf freestyle, qualcuno con le idee chiare c’è: è Greta Menardo, la giovane e già nota rider lombarda volto femminile da tre anni a questa parte di Switch, il marchio creato dal rider neozelandese Marc Jacobs.
E’ la più giovane della pattuglia di italiani, capitanata dai campioni nazionali Francesca Bagnoli e Gianmaria Coccoluto, che affronterà la seconda tappa sull’isola di Fehmarn, in Germania, della World Kiteboarding League, il circuito creato dagli stessi atleti.
Costretta a rimanere ferma per otto mesi, da agosto ad aprile, per via un infortunio al ginocchio, per la 18enne atleta lombarda si apre adesso un programma che nei prossimi due anni la vedrà coinvolta a tempo pieno nel kite freestyle.
«Ho avuto la fortuna di essere sempre stata sostenuta dalla mia famiglia e dai miei sponsor, Switch e Brunotti, che quando finirò la scuola mi daranno la possibilità di diventare una “professional” ed affrontare anche economicamente tutto il circuito mondiale per i prossimi due anni in cui mi allenerò e gareggerò prima di pensare agli studi universitari. Il programma dei prossimi mesi prevede allenamenti da luglio fino ad ottobre allo Stagnone, in Sicilia, quello che penso sia il posto migliore per allenarsi. Poi mi sposterò in Brasile e a fine anno da qualche altra parte fino alla vigilia della prima tappa del 2017».
Pensi di essere all’altezza del mondiale?
«Spero intanto di farcela a competere e raggiungere il livello di atlete che si allenano tutti i giorni da anni, mentre io per via degli studi ho avuto sinora un po’ di difficoltà a farlo a tempo pieno. Vivendo a Lodi sono costretta a spostarmi per andare in acqua ma per fortuna in famiglia siamo tutti sportivi, anche se tra tutti la kiter sono solo io. Loro mi guardano dalla spiaggia, da nove anni a questa parte. Oltre alla famiglia per fortuna ho anche il supporto degli sponsor che è essenziale per la carriera, anche perché il kite è uno sport costoso e c’è bisogno di un sostegno».
Cosa pensi della situazione attuale?
«Non sono del tutto addentro quest’anno perché è la prima e unica tappa che farò nel 2016 – spiega Greta. Però, parlando dal punto di vista dei rider, immagino che nessuno può ritenersi soddisfatto dal momento che dovendo gli atleti vivere di questo “lavoro”, una confusione del genere non contribuisce di certo a creare un ambiente ideale. Penso e spero che negli anni prossimi la situazione cambierà e che si arrivi ad un unico circuito, non come i due attuali in cui alcuni scelgono di aderire ed altri no. Vorrei un circuito molto più serio e, si spera, anche ben retribuito. Sembra che la nuova organizzazione WKL sia molto promettente. Se ne sono dette tante, si spera che questa sia la volta buona».
Dopo il kite?
«L’università, però sono convinta di poter proseguire la carriera sportiva e quella universitaria insieme. Forse mi iscriverò ad università estera, forse in America o in Australia, le opzioni sono tante. Mi piace soprattutto economia, ma trovo interessanti anche psicologia o neurologia, che però è un po’ impegnativa. Deciderò in questi due anni, tanto c’è tempo anche per cambiare idea».
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